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 CAPITOLO 2 - Occhi negli occhi

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Prince_of_Persia

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081209
MessaggioCAPITOLO 2 - Occhi negli occhi

Non ero realmente sicura se fosse un miraggio della mia mente malata, o la realtà effettiva che si manifestava davanti ai miei occhi. Avevo davanti un angelo sceso dal cielo e mandato direttamente nella mia scuola di ballo o meglio, il mio angelo, ciò che per me significava perfezione, quegli occhi, quel viso, quelle labbra e cosa ancora più sconvolgente quelle mani, le sue mani che sfioravano le mie braccia con una delicatezza sconosciuta agli esseri umani. Era proprio lui: Michael. Il grande Michael Jackson, con i suoi riccioli neri ribelli che leggeri sfioravano il collo e la sua voce suadente e morbida che parlava proprio a me, esserino inutile della terra.

“scusa, che giorno è oggi?”

“15 dicembre, ed è venerdì.”

“Sì. Ok. Di quale anno?”

“1987”

“santo dio, allora non sono morta e non sto sognando una dimensione ultraterrena.”

“credo di no. Ma ti sei fatta male?”

“non lo so più nemmeno io se mi sono fatta male, è tutto un po’ confuso. Credo di aver battuto la testa, pensa un po’ te sto immaginando di parlare con Michael Jackson.”

“non credo che lo stai immaginando, non potrebbe essere reale?”

“per una come me? non credo proprio, che ci farebbe Michael Jackson inginocchiato davanti a me, a Parigi, nella mia scuola di ballo?”

“magari ti aiuterebbe ad alzarti, guarda.”

Detto questo esercitò una leggera pressione, fu come se avesse spinto un pulsante di accelerazione visto che sentii il mio battito cardiaco aumentare notevolmente di frequenza. Non so se dipese dal contatto o dalla, decisamente pericolosa, vicinanza. Aveva un profumo così buono fresco, intenso che lo rendeva ancora più irreale. Non avevo la completa percezione di me stessa e nel frattempo il giradischi era passato da “man in the mirror” a “i just can’t stop loving you” ottimo il quadro era completo e di certo la canzone spiegava i miei sentimenti.

“E’ il disco di Bad.” Disse mollando, per sua fortuna, la presa dalle mie braccia. Al suono della sua voce dopo l’attimo di silenzio intercorso il mio stomaco andò in subbuglio, ma se non volevo fare la figura della demente venerante dovevo parlare. “Ehm sì. Non ne può più di girare e l’ho comprato appena quattro mesi fa. Mi dispiace di aver deturpato la tua stupenda canzone. Come dice madame sono un caso senza speranza.”

“se ti riferisci a man in the mirror posso dirti che ho trovato la tua coreografia davvero interessante, l’hai montata da sola?”

“se voglio fare qualcosa qua dentro devo farla per forza da sola. sai com’è io non ho i capelli biondi e le gambe lunghe come Barbie top model. Ma ti ha interessato davvero?”

“immagino che barbie top model sia la biondina al centro?”

“Sì lei” dissi mentre andavo verso il giradischi per stoppare la canzone e rendere la cosa un po’ meno irreale. Spento lo stereo mi girai convinta che Michael sarebbe sparito nel nulla come si conviene ai sogni come quello che secondo me stavo vivendo. La sorpresa e il probabile infarto che avrei potuto avere si manifestarono quando girandomi mi resi conto che lui era realmente là.

“Oddio, allora sono sveglia e cosciente e sono realmente nella stessa stanza con te.”

“Ho tentato di fartelo capire, ma non credo di esserci riuscito.” Disse. Poi si realizzò la cosa che temevo di più sorrise. vidi disegnarsi tra le sue labbra perfette il suo perfetto sorriso e accadde davvero, era come vedere un poster prendere vita davanti ai miei occhi. Rimasi senza parole, il suo sorriso visto dal vivo diventava ancora più impeccabile di quando lo vedevo nelle foto o in televisione. Era davvero bellissimo come lo si vedeva dietro le barriere elettroniche, anzi, lo era ancora di più, ai miei occhi l’unica cosa che gli mancava erano le ali e avrei desiderato volare via con lui, ma ora dovevo concentrarmi sul fatto. Cosa ci faceva il re del pop nell’accademia Moreau? Perché parlava con me? come sapeva chi era la bionda al centro della prima fila?

“ok, qui c’è qualcosa che non ho capito. Per quali arcani motivi ti trovi in questo posto?”

“se realizzi che tutto ciò è reale posso provare a spiegarti la situazione ma, da ciò che ho visto negli ultimi dieci minuti, posso permettermi di darti un consiglio?”

“Immagino di sì, dimmi”

“perché non ne parliamo da seduti?”

“ma non ci sono sedie qui.”

“perché? Il pavimento non ti piace?”

“Oddio, veramente io ci vivo sul pavimento! Ma tu …”

“io cosa?” Disse ridendo.

“beh che razza di ospitalità è far sedere il re del pop sul pavimento?”

“Perché non la vedi sotto un’altra ottica tipo … facciamo che io sono un tuo compagno di corso e mi siedo con te per fare stretching. Forse risulterà più facile il tutto se mi vedi solo come Michael senza Jackson o derivati come la star, the king of pop ecc. credimi saremo entrambi più rilassati!”

“D’accordo. Allora facciamo così!” Sapevo che con un Peter pan del suo calibro potevo eccedere nella fantasia e nel divertimento, che erano componenti essenziali del mio carattere, magari si sarebbe fatto un’idea diversa della ballerina sfigata e rimbambita che aveva visto fino ad allora.

“ciao Mike! Che ne dici? Fai stretching con me?” Infatti si mise a ridere e mi resse il gioco

“Oh Ely! Sì, sì ok facciamo stretching insieme!” disse imitando la mia voce squillante. Ridevamo entrambi ed io non riuscivo a credere che una cosa simile era potuta accadere a me, normalissima ventiseienne di cui fino a dieci minuti prima Michael Jackson non sapeva nemmeno dell’esistenza. Eravamo lì tutti e due seduti sul pavimento e lui faceva davvero stretching insieme a me imitando le mie mosse e tempestandomi di domande tipo: ma serve davvero questo esercizio? E quest’altro quali muscoli scioglie? Ma non erano meglio le contorsioni? Mi stavo divertendo come una pazza, avevo sempre avuto un’idea felice di lui, ma credevo che fosse davvero solo un’idea, invece mi rendevo conto che lui era proprio come io lo immaginavo da anni dolcissimo, divertentissimo e naturalmente bellissimo. Piano, piano le risate si affievolirono e, tornati tutti e due seri, lui schiarendosi la voce disse.

“Allora, sicuramente vorrai delle risposte alle settemila domande che ti starai facendo. Sei pronta?” disse incrociando le gambe come un capo tribù indiano. Lo imitai e presi un bel respiro.

“Sì, sono pronta.”

“però provo io a indovinare le domande dandoti direttamente le risposte, non mi piace essere interrogato, preferisco dire quello che mi va. Nei limiti dell’educazione, non sembra, ma sono timido e riservato.”

“altro chè se sembra! Lo so benissimo che non ami le interviste.”

“bene, meglio così. Almeno mi capisci. Te la faccio io la domanda prima però.”

“Dimmi.”

“Sapevi qualcosa della mia visita all’accademia? Sii sincera per favore.”

“deduco che la tua domanda derivi dalla musica scelta per il mio assolo. No, non sapevo assolutamente nulla giuro, ti è sembrata la reazione di una che sapeva di incontrarti la mia?”

“No, assolutamente, però sai, è sempre meglio esserne certi. Quindi tu ascolti la mia musica.”

“decisamente sì. Da quando ero bambina.”

“oh no, quindi ascoltavi anche i Jackson five?”

“veramente siete stati voi a farmi innamorare della musica. Ho iniziato a ballare vedendo te che saltavi come un pazzo una sera in un locale, ero venuta con i miei la stessa sera che c’eravate voi ad intrattenere il pubblico. Da allora non ho più smesso di ascoltarti. Poi va beh con Thriller sono letteralmente impazzita! Sai mi piacciono le ambientazioni horror …” dissi arrossendo, in realtà ero impazzita per lui e da piccola fingevo che fosse il mio fidanzato, ma non potevo certo dirglielo, già la figura fatta non era stata delle più felici, prostrarmi quel modo ai suoi piedi mi sembrava un po’ eccessivo, e per quel poco che avevo capito di lui gli avrebbe dato fastidio.

“Ah, capisco. Beh allora mi stai ancora simpatica. Ora, la vostra insegnante è una delle mie amiche…era. Va beh questa è un’altra storia. Io sto selezionando delle ballerine per il bad world tour” vedendo che stavo per intervenire mi interruppe poggiando delicatamente la mano destra sul mio polso e ridendo sotto i baffi. “Ho seguito i consigli dei miei manager che credono che delle ballerine attirino più pubblico dei ballerini, visto che devo venire incontro anche ai miei fan uomini, ci saranno comunque i ballerini, ma con quattro ballerine le coreografie saranno più ricche. Ora ne ho scelte quattro nelle maggiori capitali europee ossia Madrid, Roma, Londra e … Parigi.” Appena disse l’ultima capitale non avvertii più i battiti del cuore, e non riuscivo assolutamente a parlare, ma lo sbarrarsi dei miei occhi credo fu una reazione eloquente. Mordendosi le labbra proseguì “Sono tutte assolutamente diverse, ma hanno una caratteristica in comune. Quando ballano ci mettono l’anima. Ho chiamato madame Moreau per trovare la quarta ballerina, le ho chiesto di non dirvi nulla per non condizionare in nessun modo le vostre performance. Io vi stavo guardando dietro lo specchio, non so se sai che c’è una stanza.” Annuii con il respiro sempre più affannato “Sì, ok. Devo chiamare qualcuno? Ti senti male? Non ti ho detto mica nulla di strano no?” Scossi la testa in segno di negazione, la voce sempre più prigioniera nella mia gabbia toracica urlava e pregava nella mia mente. “Praticamente ho scartato quelle meno idonee che tu credo già conosca. E quelle in prima fila andavano riviste.”

“Ma io sto sempre infondo, quindi non dovresti essere qui, le altre sono nella sala qui accanto per la mezz’ora di relax, vieni ti accompagno.” Mi alzai ero praticamente isterica, quella bisbetica aveva impedito un’altra delle mie vie d’uscita la stavo odiando, mi stava salendo il sangue al cervello al solo pensiero che anche quella volta mi sarebbe passata davanti quella serpe di Josephine, ma avevo una buonissima dose di auto controllo. Michael mi raggiunse afferrando il mio polso la sua presa era forte e decisa e voltandomi che anche il suo sguardo non tradiva nessun cedimento, mi stava guardando dritta negli occhi e io stavo per svenire rischiavo di perdermi nella profondità dei suoi occhi. “Aspetta, non ho finito di parlare.” La tonalità della sua voce da leggera e morbida che era si fece più bassa e diretta “Parlando con Madame, le ho detto che oltre alle cinque della prima fila ero interessato anche a quella infondo alla sala, ma quando mi ha praticamente raccomandato la biondina centrale e criticato per la mia volontà di rivederti ballare con loro ho immediatamente deciso, specialmente per il suo delirante discorso.”

“Quindi?” chiesi timorosa “quindi la mia scelta” silenzio. Nella mia testa ero già schizzata all’ottavo cielo se esisteva, la sua pausa rese l’attesa ancora più tiranna e avevo iniziato a sudare. “E’ ricaduta su” Oddio, giuro sul mio nome che stavo per ucciderlo per quelle torture che mi stava infliggendo, la mia respirazione era alta ed isterica e il mio cuore aveva ripreso a martellare come un trivella sull’asfalto. “ma quanto ha intenzione di metterci per parlare” pensavo.

“la mia scelta è finita su di te.” Da quel momento le mie gambe si fecero molli e le forze mi abbandonarono, ero indecisa su cosa mi stesse capitando se stavo per avere un attacco cardiaco o semplicemente svenendo. Non i ricordo molto di quello che successe dopo, unica cosa chiara nella mia mente ero io che mi accasciavo sul pavimento e Michael che mi soccorreva, dopo di che il buio.

Quando riaprii gli occhi non ero certamente in un ospedale né tanto meno ancora alla scuola di ballo, ero sdraiata su un comodissimo letto con le lenzuola in cotone egiziano fresche di bucato, era già notte e la stanza che mi ospitava era di grande lusso, intuii dai ricami delle lenzuola e delle federe (che all’angolo avevano il logo dell’Hilton) che ero in un albergo o meglio in uno dei più costosi hotel esistenti al mondo. Avevo la testa pesante ma dopo aver ripreso contatto con la realtà trovai le forze per scendere dal letto e camminare fino alla zona giorno. Seduto sul divano intento a leggere un libro c’era il sogno Michael Jackson che mi accolse con dolcezza nella stanza.

“Finalmente ti sei svegliata. Iniziavo a preoccuparmi, ma l’infermiera dell’istituto mi ha detto che era semplicemente un sovraccarico di adrenalina, quindi mi sono limitato ad interpretare la tua reazione come un “grazie accetto”, farmi portare le tue cose e portarti via con me. ah e ovviamente ad accertarmi che Paul la mia bodyguard ti sollevasse con cura, che con altrettanta cura ti facesse accomodare in macchina e ti mettesse sopra le lenzuola. Poi a coprirti ci ho pensato io. Ti senti meglio?”

“potrei ancora svenire, non ci credo, tutto ciò è impossibile come può essere che stia succedendo a me?”

“perché non dovrebbe? Guarda che sei davvero brava in più se al talento aggiungiamo una così bella ragazza perché devo farti rimanere seppellita la dentro? Non credo che la tua sia una vita facile perciò, se posso aiutarti, perché non dovrei farlo? E poi credimi l’unico che ci guadagna sono io.”

“è tutto così irreale, insomma fino ad un paio d’ore fa non sapevo che fine avrei fatto, ed ora mi ritrovo nella stessa stanza con te che mi dici entra a far parte del mio corpo di ballo, che dovrei fare? Me lo hai detto vero che mi volevi tra le ballerine, non me lo sono immaginato?”

“Sei davvero incredibile, certo che te l’ho detto e se l’ho fatto è solo perché te lo meriti. Non potevo lasciarti nelle grinfie di quell’arpia. Se doveva dipendere da lei a quest’ora te saresti uno scarto di produzione, sarebbe un errore imperdonabile.” Non appena finì di parlare bussarono alla porta. “servizio in camera Monsieur Jackson”

“hai fame?” disse sorridente mentre andava ad aprire. Il brontolio del mio stomaco parlò al posto mio. “sì, hai fame. Bene allora ho fatto bene ad ordinare per due, hai qualche preferenza nel cibo?”

“mangio tutto, tranne i peperoni e le melanzane. Che non digerisco.”

“bene, sono stato bravo allora. Petto di pollo alla francese contorno a scelta, io mangio solo pesce e verdure quindi di verdure ce ne sono a volontà.”

“Riservi questo trattamento a tutte le ballerine?”

“No, solo a chi se lo merita. E poi nessuna di loro è svenuta quando le ho scelte, quindi le hai superate naturalmente, sei fatta di emozioni, si vede quando balli.”

Appena finì di parlarmi cadde un imbarazzante silenzio, io ero certamente arrossita lo sentivo dal calore che divampava dal mio viso, lui abbassò gli occhi e capii che era imbarazzato, sapevo che era di natura timida e quelle parole gli avevano richiesto uno sforzo non indifferente. Mangiammo tranquilli scambiando qualche parola, ogni cosa che diceva o faceva confermava le immagini che avevo proiettato nella mia mente. Era davvero un bravo ragazzo come sembrava, ciò confermava che tutte le cattiverie che avevano detto e si erano inventati su di lui erano pura fantasia e nient’altro, quale altra star del suo calibro avrebbe fatto quello che stava facendo lui con me, insomma non credo che madonna o chiunque altro avrebbe fatto lo stesso.

“raccontami di te, vorrei conoscerti se non ti dispiace.”

“Di me c’è ben poco da raccontare, credo che quella strega ti abbia già detto abbastanza. I miei sono morti in un incidente stradale tornando a casa da un ricevimento. Mio padre lavorava per una multinazionale in India, mia madre era ballerina. Sono fuggiti insieme, secondo la cultura indiana ci si deve sposare solo con uomini indiani, mio padre era afro – americano, di New Orleans perciò mio nonno non accettò la loro unione, fu contrario a tal punto da diseredare mia madre. Per questo fuggirono. Si spostarono in Europa, a Parigi appunto, dove mio padre si ritrovò a lavorare per un ente pubblico e mia madre a fare la segretaria in uno studio di avvocati. Sono nata un anno dopo il loro matrimonio ed eccomi qui.”

“come riuscivi a pagare le rette scolastiche all’accademia?”

“Ho frequentato l’istituto magistrale quindi insegno in una scuola, infatti dovrei comunicare che me e vado.”

“Ti dispiace?”

"No, certo che c’entra, adoro i bambini e mi mancheranno, ma ho imparato a ballare prima di camminare, è un sogno che inseguo da tutta la vita e ora che posso realizzarlo non riesco a lasciarlo andare.”

“Capisco, inoltre non sarebbe giusto. Hai fatto dei sacrifici adesso è ora di raccogliere i frutti.”

“senti, ma per curiosità, che fine fanno i ballerini dopo il tour?”

“continuano a ballare con me se fanno bene il loro lavoro. Cosa credi che ti sfrutto e poi ti butto per strada come se fossi un fazzoletto usato? Dovresti sapere che sono un ambientalista!”

“Ah ah, già, è vero. Scusami è che sai, so cosa vuol dire fare la fame e ora che mi sto ritirando su non mi piacerebbe fare di nuovo quella fine. Anche se la casa è mia perché mio padre e mia madre l’avevano comparata. Ma la vita quotidiana è la più difficile.”

“credi che non ti capisca?”

“no, no so che mi capisci benissimo. Prima di diventare Michael Jackson non te la passavi bene nemmeno te. Ti ammiro proprio per questo.”

“per cosa?”

“perché nonostante il successo non hai dimenticato le tue radici, per quanto la gente si sforzi di fare credere che sei un esaltato con la testa piena di canzonette.”

Rise, ma non rispose, il tasto famiglia Jackson sapevo che era pericoloso da toccare, quindi non ci tenevo a rovinare l’atmosfera.

Continuai a godermi il mio sogno per tutta la sera, non ricordavo di essere mai stata meglio di quel momento prima. Ero così serena, tranquilla senza dubbio per merito di quell’angelo che avevo davanti, sapeva come metterti a tuo agio, nonostante fosse un timido, devo anche ammettere che non parlare con me era difficile una volta che cominciavo non finivo più, ma non mi parve disturbato dal mio carattere espansivo, anzi i tempestava di domande. Come poteva interessargli Elena? Da otto anni nessuno si interessava di me, era una cosa strana per l’aspirante ballerina con la testa piena di sogni e ideali risultare interessante agli occhi dell’angelo della musica.

Tra una chiacchiera e l’altra si era fatto tardi. “Scusa Michael, che ore sono?”

“aspetta che te lo dico subito. Caspita, le quattro del mattino! Ma quanto abbiamo parlato? ti sarai annoiata, avrai sonno.”

“annoiata con uno come te? Non credo proprio. Perché avrai? Anche te sarai stanco.”

“veramente non dormo molto … mi fa piacere di non averti dato una delusione nel conoscermi. Con gli idoli bisogna stare attenti … sai come si dice no?”

“Sì, sì “solo perchè lo immagini così non è detto che lo sia in realtà” posso dire che si sbagliano sta volta, sei … fantastico.”

“Grazie. Sei molto dolce hai un carattere espansivo, un po’ ti invidio.”

“credimi, c’è ben poco da invidiare. Si viene sempre fraintesi.” Ci fu un attimo di pausa, poi decisi di togliermi dall’imbarazzante silenzio e andare a letto. “Beh, immagino che il mio programma sarà intenso domani. Perciò meglio che vada a dormire, sennò mi licenzi subito!”

“Ma no, che dici. Comunque sì sarò una giornata pesantina domani. Non so quali ritmi reggi,ma devo capirli non credi? Il tour è pesante.”

“fidati, non resterai deluso. Allora buonanotte.” Detto questo mi diressi nella mia stanza, che mi accorsi, ora che ero lucida, che era comunicante con quella di Michael. Era ordinatissimo, io invece ero un completo disastro. “Cero che sei proprio della vergine!”

“perché?”

“entra qualcuno a riordinare la tua stanza?”

“stai scherzando sono gelosissimo delle mie cose!”

“appunto!”

“perché, tu di che segno sei?”

“Ariete!” dissi con tono sottile e ironico. Michael sbarrò gli occhi.

“aiuto, si salvi chi può! Un terremoto in poche parole.”

“più o meno, però so fare anche la brava. Buonanotte”

“lo immagino” disse con voce pungente e … devo dirlo perché lo pensai: sexy.

“buonanotte Elena.” O dei salvatelo sta rischiando l’aggressione.

“Notte, notte.” Entri di corsa nella stanza poi ripensandoci meglio feci capolino e dissi: “Mike?”

Non si era girato mi stava ancora guardando. “Sì?”

“Grazie.” Sorrisi sincera e lui lo capì che non era circostanza perché abbassò un attimo gli occhi si umettò le labbra e, tornato a guardarmi, notai che era compiaciuto del mio ringraziamento, ma non credo se l’aspettasse. “Ma grazie di che? Vai a dormire va!” e si sedette stringendosi nelle spalle, con gli occhi che se fossero stati pale avrebbero fatto un buco nel pavimento. Che dolce, sembrava il classico bambino che vuole sembrare più grande e quindi non può far notare la sua gratificazione per il riconoscimento. Avrei potuto stare a guardare la sua espressione così tenera per ore, ma non volevo imbarazzarlo di più. Quindi non dissi nulla e mi infilai a letto







Ecco il secondo capitolino, fresco fresco di nottata. Spero vi piaccia. Grazie alla mia Sery e Ambra (dolcissime) che hanno commentato il primo capitolino, sono felice vi sia piaciuto. Grazie grazie grazie!!!!! Baci baci

Elena (ma guarda un po’ te il caso! Come mai anche la mia protagonista si chiama così?)

Michael I Miss You and I love You!
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