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 CAPITOLO 4 - A lavoro darling!

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Prince_of_Persia

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081209
MessaggioCAPITOLO 4 - A lavoro darling!

Durante il tragitto in macchina con Michael avevamo continuato a palare della mia vita, devo ammettere che mi sentivo un po’ a disagio, insomma lui voleva sapere tutto su di me, ma di ciò che riguardava la sua vita non se ne parlava mai. Io sapendo che non amava esporsi più di tanto a causa di tutte le malignità che avevano scritto e detto su di lui, non insistevo, ammetto però che ero impaziente di sapere, di conoscere. Dopo tutto sapevo che mi era andata bene in quel caso, perché non credo che avrebbe continuato a passare tempo con me una volta inserita nel corpo di ballo, non per cattiveria, ma più che alto perché non aveva proprio tempo. Intervenni in maniera estemporanea, ma ero sinceramente preoccupata per lui, sapevo che soffriva di insonnia e era solito ingerire farmaci dopo essersi ustionato per colpa di tecnici incompetenti. Però il tasto farmaci era più delicato, se ci sarei arrivata mai a toccarlo dovevo farlo con calma.

“Michael, perché la notte non riesci a dormire?” Lo vidi abbassare la testa e sorridere a mezza bocca, ma non era scocciato, quindi non gli misi fretta attesi che lui si sentisse pronto a parlare.

“L’ho detto più volte nelle interviste.”

“Sì l’immaginavo, ma sai tra le lezioni di mattina e gli allenamenti di pomeriggio non ho molte occasioni per vederti in diretta, nelle tue sporadiche interviste e odio i rotocalchi menzogneri”

“hai ragione. Beh diciamo che come molte altre cose nella mia vita c’entra mio padre.”

“oh, mi dispiace, non l’immaginavo. Allora scusami, non volevo tirare fuori l’argomento facciamo finta che non ti ho chiesto nulla ok.” Fantastico, avevo fatto una figuraccia, boccaccia mia che troppo parla e poco pensa.

“Una notte mi sono addormentato con la finestra aperta.” Non ci credevo, aveva cominciato a raccontarmi di lui.

“Ero un ragazzino ancora. Mio padre per farmi capire che era uno sbaglio è salito per la grondaia, si è infilato una maschera orribile e appena entrato in camera mia ha iniziato a urlare. Non credo di aver mai pianto quel modo in tutta la mia vita, poi tanto per non smentirsi, alla paura che mi aveva fatto prendere ha aggiunto una bella ripassata di schiaffi e calci e svariate offese. Da allora non sto più tranquillo la notte, ho sempre paura che qualcuno entri e mi uccida.”

“Michael è terribile! Ma che razza di persona è? quale padre utilizza questi metodi educativi. Solo una bestia. Oddio, scusami Michael, sono stata una maleducata, è che a volte parlo per conto del mio istinto piuttosto che per conto della ragione. Mi dispiace di averlo offeso.”

“Ma dai, lascia stare. Tutti i miei fan odiano mio padre, e poi il tuo ragionamento non fa assolutamente una piega. Io l’ho perdonato per tutto quello che a fatto a me, ai miei fratelli e … alle mie sorelle, ma solo perché è mio padre e mi ha dato la vita.”

“Sì, ma ha anche rischiato di riprendersela!” cacchio, avevo di nuovo ribattuto ero sicura che questa volta si sarebbe arrabbiato. Invece scosse la testa e sorrise dolcemente, dei quant’era bello. Angelico e perfetto si muoveva delicato davanti ai miei occhi, ero pazza di lui.

“Certo che sei un tipetto di quelli frizzantini. Scommetto che hai una testardaggine innata.”

“Bravo Michael cambiamo discorso” pensai “Effettivamente sì, sono molto testarda e soprattutto ...” non feci in tempo a finire la frase perché la completò lui.

“Da brava maestra che ama i suoi alunni, non sopporti le ingiustizie!”

“Appunto” lasciai scappare un risolino e lui fece lo stesso.

“Con me allora vai assolutamente d’accordo. Dopotutto chi siamo noi …” sta volta lo interruppi io, perché come era successo a lui mi erano venute in mente le parole di “Man in the mirror”.

“Per essere così ciechi e non vedere i loro bisogni. Per dirla al plurale.” Si mise a ridere, i suoi denti bianchi e perfetti avrebbero fatto impallidire il sole avvalendosi del suo sorriso.

“Sì infatti! Beh posso dire che il mio viaggio a Parigi sta portando buoni frutti.”

“Che ne sai, magari nelle tue coreografie sono un disastro.” Dissi sorridendo

“In quel caso avrò perso una ballerina e guadagnato un’amica.” Le sue parole, assolutamente rare per un tipo schivo come era lui, mi fecero trasalire dandomi la sensazione di restare sospesa per aria senza riuscire a volare via per il bisogno che avevo di stragli accanto. Non trovai le parole per ribattere e lui si velò di timidezza e abbassò gli occhi. A liberarci da quel momento di assoluto imbarazzo fu Jo il suo autista.

“Mister Jackson, siamo arrivati all’aeroporto.”

“Bene, allora dobbiamo prepararci. Dunque c’è l’alto rischio che mi assalgano i fan. L’aereo l’ho affittato, ma l’aeroporto ancora non ce la faccio. Quindi, o scendi con me e ti sorbisci le urla e gli strattoni o vai con Jo e mi aspetti sull’aereo. A te la scelta darling.”

“Beh saremmo su tutti i notiziari della sera se passeggiamo insieme, ma tu ti senti un pesce fuor d’acqua e hai una fifa matta di tuffarti nella folla. È un bel problema.”

“ah ma allora leggi solo quello che ti pare. Sei una viperetta lo sai?”

“O sì, e velenosa anche!”

“Sì, velenosa con quell’aria da principessa! Io direi più pericolosa, ma velenosa non ti ci vedo proprio. Allora che facciamo?”

“beh sei tu la star, decidi te se passeggiare solo o essere già dato per felice padre di famiglia dai notiziari.”

“Beh, mi piacerebbe essere definito come bravo padre di famiglia.”

“ok, allora non posso lasciarti passeggiare da solo tra le fan urlanti impazzite. Sempre che non ti scoccia.”

“scocciarmi? Per una volta che c’è qualcuno che mi tranquillizza solo con la sua presenza mi scoccia averla vicina? Guarda signorinella che io sono anche capace di prendere una delle tue curatissime e impeccabili mani, stringerla forte e non molarti fino a quando non saliamo in aereo. E se mi fai arrabbiare ti bacio anche sulla bocca.”

“che novità, baci tutte le fan sulla bocca.”

“menzogna e maldicenza non è vero.”

“cosa? guarda che lo so che lo fai.”

“va beh, un conto baciare una fan una volta ogni morte di papa, e un’altro conto è baciare una ragazza che sta di là dalle barriere con me e che tengo per mano. A quel punto sì che suonano le trombe dell’apocalisse a Hollywood, ops scusa in tutto il mondo.”

“spiritoso, non credere che mi dispiacerebbe.”

“se vuoi ti accontento subito.”

“cosa? e il bravo ragazzo che corteggia che fine ha fatto?”

“O, perdonami darling! Non volevo approfittare del tuo adorabile fascino. Allora? Mi accompagni o no?” mi chiese sorridente, ma guardandomi con i suoi occhi profondi e magnetici. Le idee mi si stavano annebbiando, specialmente quando realizzai che mi aveva chiamata darling, cioè tesoro o peggio amore, quasi quasi stavo rivalutando la sua proposta di baciarmi, vedendo le sue labbra morbide e perfettamente disegnate muoversi con un’innaturale grazia, ma la mia indole da innamorata cotta mi impediva di essere tanto sfrontata.

“Certo che ti accompagno. Anche se non sono proprio il massimo con la tuta, non vorrei farti fare brutta figura.”

“Ma che dici tonta! Sei bellissima. Aspetta solo un secondo. Intanto Jo parcheggiati va. Si va all’avventura.” Mentre diceva così si tolse la giacca, si slacciò la camicia fino alla vita dei pantaloni di pelle, tirò fuori un cinturone d’oro che prima non aveva. Davanti a me si stava materializzando la foto del singolo di Liberian Girl, con una differenza, la fascia che aveva al polso la legò sul mio e poi come se fosse un prestigiatore visto che non immaginavo da dove lo avesse tirato fuori, mi mise uno dei suoi cappelli, data la tuta bianca e nera mi diede quello bianco con la striscia nera. Ero diventata una mezza rapper, ero pure figa!

“eccoti qua. Uno splendore, ce l’hai il rossetto?”

“Sì, ho il lucida labbra.”

“perfetto mettilo, tanto basta quello sei già un incanto.”

“ma la smetti oggi! che sono tutti questi complimenti?”

“Scusami, è che sono abituato a dire ciò che penso, ti da fastidio?” disse in tono ironico.

“Piantala! Sei crudele, sai che vado in brodo di giuggiole se ti avvicini troppo.” Esclamai vedendolo che parlava a dieci centimetri dalla mia faccia, da incallito dispettoso che era si divertiva da matti vedendomi arrossire e sbiancare a seconda di come si avvicinava a me.

“se vuoi posso avvicinarmi anche di più.” Scivolò sul sedile toccando la sua spalla con la mia, ma rimase con le mani chiuse a pugno educatamente appoggiate sulle sue gambe, avvertii una scossa a quel contatto che divampò per tutto il mio viso, come mio solito sarò subito arrossita, anche perché Michael sorrise dolce prima di scostarmi una ciocca di capelli venuta troppo avanti. “andiamo dai sennò arriviamo tardi! ”

“mh mh! Sarà meglio andare sì!”

Appena entrati in aeroporto tutto sembrava tranquillo, fino a quando un tizio corpulento e grassoccio urlò il suo nome con la bocca piena della ciambella che stava mangiando e nel giro di trenta secondi fummo circondati, tra flash grida e spintoni stavo per impazzire, ora riuscivo a capire bene l’agitazione di Michael in quelle situazioni, lo afferravano e strattonavano da tutte le parti, firmava autografi in continuazione, sembrava un automa, io rimasi salda al suo fianco, non sapevo se gli creavo disturbo. Nel frattempo man mano che la gente si faceva più insistente vidi il sorriso di Michael spegnersi poco a poco, fino a diventare assolutamente serio, mi mancava l’aria e Michael si passò veloce una mano sulla fronte imperlata di sudore, le bodyguard intorno a noi erano intenti a non far saltare addosso a Michael le fan che gridavano isteriche il suo nome. Vedevo che Michael cercava di liberarsi in qualche modo, senza avere successo. A quel punto tra l’attacco di panico che stavo per avere e la preoccupazione per Michael che cresceva dentro di me, il mio istinto trovò subito la via di scampo. Afferrai Michael per il polso

“Vieni con me sennò qui ci restiamo secchi.” Urlai cercando di arrivare il suo orecchio, mi guardò un po’ smarrito, ma si lasciò trascinare via. “sono brava a muovermi tra la calca, ho fatto la cameriera in locale notturno e la barista in uno dei peggiori quartieri francesi.” Infatti tenendolo saldamente per mano iniziai a dare spallate a spintoni da ogni parte, avvertii le dita di Michael intrecciarsi con le mie, mi girai e lo vidi che aveva di nuovo ripreso a sorridere.

“Oggi ci siamo tenuti in forma eh?”

“puoi dirlo forte darling.”

Correvamo come fulmini, la folla sbraitava e ci stava dietro, le bodyguard facevano scudo, avevamo ottenuto un sostanziale vantaggio.

“quale sarebbe l’aereo che dobbiamo prendere?”

“lascia, ora guido io.” Sganciò una mano e agganciò l’altra e mi trascinava via come se avessimo le ali ai piedi. Arrivammo sotto la scaletta dell’aereo quando in fan stremati avevano rallentato la corsa, le bodyguards svelte circondarono la scaletta e io e Michael salimmo i gradini due a due. Prima di scomparire dentro l’aereo Michael urlò

“I love you!” e tirò un bacio a due mani alla folla che gridava dando l’impressione di essere al manicomio, poi afferrò di nuovo le mie mani, mi guardò intenso e felice, si chinò leggermente e mi lasciò un piccolo e delicato bacio sulla guancia e mi tirò a sé abbracciandomi con forza, nel vederlo quel modo esile e slanciato non ti aspetteresti una tale forza, e prima di allora non avevo mai fatto caso alle sue spalle, forse perché non avevo mai avuto l’opportunità di abbracciarlo e sentirlo così vicino a me, però posso dire che aveva delle gran belle spalle, quando si allontanò da me mi guardò con occhi più penetranti e profondi che mai e disse: “Grazie.”

“capirai per una corsetta. Vedrai i giornali domani!”

“e noi non li leggiamo.”

Entrammo in aereo, Michael era finalmente tornato a sorridere e si era rilassato.

“non credevo che fosse così brutto per te il bagno di folla.”

“Lo so, non si direbbe eh? Purtroppo anche se appaio spigliato e sciolto quando ballo o mi esibisco, non riesco ad esserlo quando scendo dal palco”

“è normale, non credo che hai molte altre sicurezze, con un’infanzia inesistente come la tua.”

“hai detto bene, un’infanzia inesistente! Per fortuna che c’eri te.” Silenzio “hai fame?”

“Beh oddio un languorino ce l’avrei, non abbiamo nemmeno pranzato, ma che ore sono?”

“le tre e mezzo. Credo proprio sia ora di mettere qualcosa sotto i denti, vediamo se Loren è stata efficiente come sempre.” Si alzò e andò a sgarufare nella credenza.

“Loren è la tua assistente?”

“sì, infatti c’è un pasto per uno. Non ti dispiace se ti cedo la carne vero?”

“No, no, lo so che non la mangi.”

“che brava fan!”

Siccome il viaggio all’andata era molto lungo trovammo svariati passatempi, giocammo a uno e vinse sempre Michael, invece a Burraco e Machiavelli con le carte francesi avevo vinto sempre io.

“ma scusa che parigina sarei sennò?”

“si parigina acquisita! Ma tua madre era indiana di dove?”

“Minicoy, è un piccolo paese di circa 9.000 abitanti.”

“scommetto che hai preso da lei gli occhi verdi.”

“è sì sono rari poi in India. Mia madre era molto bella.”

“lo credo, mi basta guardare te!”

“non lasciarti ingannare, somiglio poco a mia madre sono più verso Papà. Guarda.” Tirai fuori dalla borsetta il mio portafogli dove tenevo un’immagine bellissima di entrambi.

“Caspita, era bellissima davvero. E anche tuo padre era un bell’uomo. Somiglia a Sidney Poitier, lo conosci?”

“scherzi? Mia madre era fissata, con i suoi film. Non per nulla ha sposato mio padre.”

“Già, comunque hanno fatto un bel miscuglio chimico. Ti vanno i pop corn?”

“Santo cielo, sei così magro e ti riempi di schifezze! Come fai?”

“ti sembro un tipo sedentario?”

“giusto, hai ragione!”

“scommetti che da ora in poi non ingrasserai di un etto e non dovrai stare perennemente a dieta?”

“guarda da ciò che vedo nei video lo posso immaginare più che bene!”

“appunto! Allora io credo che i pop corn è uno stravizio che puoi concederti.”

Prese i pop corn e si sedette vicino a me, poi girò un foglio creando una specie di cerbottana.

“Finalmente posso divertirmi a mangiare i pop corn perché non sono solo. sei pronta?”

“che vuoi fare?”

“sta a guardare. Allora: io infilo il pop corn dentro il tubo, poi ci soffio dentro e le lancio per aria. E tu devi riacchiapparlo al volo, solo con la bocca senza mani, ok?”

“Figo!!! Sì, sì dai, dai! Tanto ti straccio. Aspetta che mi fabbrico la cerbottana anche io.”

Appena arrotolai il foglio iniziammo a matteggiare.

“sei pronta? Arriva.”

“Ah ah, l’ho preso, uno a zero. Adesso te.”

“Non cantare vittoria. Ti faccio nera.”

“vediamo un po,’pronto? Eccolo!” Lo prese.

“uno pari forza ora tu.” Non riuscii a prenderlo.

“ah, sei scarsa adesso passo subito in vantaggio.”

“non è valido hai spostato il tiro.”

“sì certo come no! Le scuse.” Passò in vantaggio infatti. Ci divertimmo con quel gioco fino all’arrivo a Los Angeles, aveva solo un pop corn di vantaggio, ma l’aereo era un pianto, quando entrò Tarack rimase sconcertato, anche perché io e Michael eravamo in uno stato pietoso, avevamo le pop corn anche tra i capelli e sicuramente la sera, dopo essersi fatti la doccia, ne avremmo trovati altri nei vestiti. Ridevamo come due bambini dell’asilo, mi ero divertita tantissimo e intanto Michael ai miei occhi era sempre più angelico e meraviglioso, anche come uomo oltre che come artista, ma questo già lo avevo messo in conto, solo che per me c’era una bella differenza ora tra immaginarlo e viverlo come stava accadendo. Un uomo davvero straordinario avevo davanti, con la semplicità e la freschezza di un bambino, una delle ultime cose pure rimaste al mondo, a quel punto la mia rabbia coi giornalisti aumentava di minuto in minuto, e sapevo che da lì a breve sarei diventata una tigre pronta a difenderlo in qualsiasi momento.

“Michael?!? Che è successo?”

“oh Tarock! (lo chiamava così per prenderlo in giro) Nulla, una turbolenza e le pop corn sono esplose. Non è colpa nostra!” Io stavo cercando di trattenermi ma ero piegata in due dietro il sedile e mi divertivo a vedere Michael in piedi al centro dell’aereo che pioveva pop corn e sparava cavolate. Mi schiarii la voce e mi misi in piedi vicino a lui.

“la signorina chi è?”

“la mia ballerina. L’ultima di cui avevo bisogno. Non è uno schianto? Fatti vedere Ely, così Tarock si rilassa un po’. Scusami la passerella è un po’ rumorosa …” disse scoppiando a ridere ed io con lui che non riuscivo a riprendere fiato.

“Beh compensa il rumore dei tacchi.” Di nuovo ridevamo

“beh se fanno questo rumore falli controllare dal calzolaio …” Mi stava davvero mancando il respiro e iniziarono a scendere le lacrime dai miei occhi per quanto mi sbellicavo. Eseguii quanto richiesto da Michael aggiungendo una piroette e un jetè e conclusi con un’attitude. Rimase sempre più sconvolto e Michael scoppiò proprio a ridere piegandosi in due.

“i tuoi ballerini ti stanno aspettando Michael, devi preparare un tour mondiale e giochi con le ragazzine, mi preoccupi sul serio.”

“sei sicuro che devo preparare il tour Tarock?”

“per favore non sono proprio in vena di scherzi!”

“Poverino deve essere single!” esclamai mentre il nervoso ometto scendeva dall’aereo.

“oh sì lo è!”

“poverino. Però abbiamo fatto un po’ di casino effettivamente.”

“mi dispiace ti ha chiamato ragazzina.”

“perché non è vero, meglio così significa che dimostro meno anni dei miei venerandi 26”

“Venerandi, e allora io sono a un passo dalla tomba sono vicino ai 30. Coraggio scendiamo, è ora di mettersi al lavoro darling!”







Eccolo qua il capitolino! Ho in mente tante di quelle idee che rischio di impazzire. Come avrete capito faccio un capitolo visto dall’ottica di Michael – i love you – Jackson e uno visto da Elena-stracotta-indianina. Spero che piaccia a tutti, ma soprattutto spero di non deludere le aspettative delle mie fidate Eutherpe e sereILU che inseriscono delle recensioni fantastiche che per me sono importantissime per mandare avanti la storia con più passione, siete fantastiche! Vi ringrazio, e ringrazio anche i silenziosi visitatori, spero che le mie parole vi aggradino e che l’omaggio al nostro caro Michael vi piaccia. Ps X Ambra: Credimi ti capisco benissimo secondo te perché io scrivo di lui? Dopotutto come fa a non mancarci e a non aver lasciato un vuoto pazzesco era straordinario! J Baci bacini baciotti Elena.
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