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 CAPITOLO 14 - Troppo bello per essere vero (Seconda Parte)

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Prince_of_Persia

Prince_of_Persia


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081209
MessaggioCAPITOLO 14 - Troppo bello per essere vero (Seconda Parte)

Ero sola nella mia stanza, e stavo piangendo disperata, quell’arpia di Lola da quando ero arrivata aveva cercato di farmi fuori e adesso c’era riuscita. Avevo l’opportunità di passare del tempo con Michael senza dovermi nascondere o inventarmi le stupidaggini più assurde e invece lui era in sala ed io chiusa i lacrime in camera mia. Perché ogni cosa nella mia vita doveva essere rovinata da tutto quello che mi ruotava intorno? Ero così felice di essere arrivata a realizzare il mio sogno di averlo tanto vicino da sentire il suo respiro sul mio collo, il calore della sua pelle a riscaldarmi di notte, non provare più quell’innaturale e straziante solitudine. Cosa mi era rimasto ora? Un soggiorno in un albergo a Los Angeles senza poter ballare, senza poter passare 24 ore su 24 con l’uomo della mia vita e con la paura straziante di non potergli più regalare la mia anima mentre ballo perché dovevo restare 4 settimane immobile per non rovinarmi la carriera. La televisione girava e parlava ed io la stavo ignorando, i miei pensieri erano troppo rumorosi per darle la mia attenzione anzi mi irritava la sua voce gracchiante. Feci per spegnerla e il telecomando si incantò così lo scaraventai sulla televisione “dannati aggeggi elettronici! Le manovelle funzionano meglio! Come cazzo si spegne sta carcassa?” Toc toc. “ma chi cazzo è che rompe i coglioni? Lasciatemi sola!!!!!” “Non serve a nulla, io c’ho scritto una canzone eppure continuano a rompere. E la prossima volta che dici le parolacce ti lascio.” Ti lascio? Come ti lascio? Perché stiamo insieme? Oddio sono stata pessima “Mike non riesco ad alzarmi”

“lo so io ho il doppione della chiave però, ma si bussa sempre prima di entrare in camera delle signorine, mi lasci entrare piccola?” *E come potrebbe non farlo entrare?.*

“Ma certo Mike vieni pure scusami, sono pessima.” Entrò in camera mia era sublime ed idilliaco nella sua camicia bianca e i pantaloni neri. Si era appena fatto la doccia lo dedussi dai capelli completamente sciolti e ancora umidi, e il profumo del bagnoschiuma mischiato all’odore della sua pelle era afrodisiaco, ti faceva toccare il paradiso già solo standoti accanto. Ebbi un sussulto, nella mia testa vedevo già il mio corpo intrecciato al suo, ma poi tornai a concentrarmi quando parlò. “se oggi non la smetti di piangere prenderò la decisione di rimandare di nuovo il concerto. Devi venire via. Abbiamo un appuntamento.” Disse raccogliendo il telecomando e spegnendo la televisione. “dove dobbiamo andare?” non mi rispose sorrise circospetto e aprì la porta “Grazie della gentilezza Blanca. Prego faccia con comodo tanto ho già detto dove devono portare tutto.”

“Ma si figuri Mister Jackson! Mi dispiace signorina che si sia fatta male. Non si preoccupi ci penso io alle sue cose appena sarete usciti.” Ero sconcertata non riuscivo a capire un H di ciò che aveva in mente Mike, ma lo vidi che si avvicinava sempre più pericolosamente al mio letto. “Allora alzi le ginocchia o no? Devo infilare le braccia per sollevarti.” Diceva sorridente con i pugni poggiati sul materasso. “Dove dovremmo andare? E perché la signora ha iniziato a farmi le valigie?”

“Alzi le ginocchia o no?” eseguii quanto richiesto e mi prese in braccio, ero davvero in estasi adesso, anche perché sotto non aveva la solita maglietta e la mia mano toccava la sua pelle di seta, mi accorsi di tremare quando Michael sorrise. “Ti ho licenziata! E ti abbandono al tuo triste destino! Addio. Eh eh eh, sono stato credibile?”

“No ma mi spaventi sul serio. Mi potresti dire ciò che hai in mente?”

“Cambi residenza chere!” ok qui c’era qualcosa che non andava, o non capivo più l’americano o ero sorda e non capivo perché non sentivo bene. “Come prego?”

Non mi rispose più fino a quando non entrammo a casa sua e ci venne incontro la domestica.

“buonasera Mister Jackson. Ho fatto preparare tutto quello che aveva chiesto lei, ben arrivata signorina Golberg.” Mi conosceva? E perché mi conosceva se io non l’avevo mai vista? “Grazie …” diedi una leggera botta a Mike per ricevere un suggerimento. “Sara.” Disse piano

“Sara” la donnina sorrise gentile “perché sa il mio cognome?”

“Ma chi lo sa forse ti ho nominata nel sonno.”

“Non dormi!”

“Glie ne ho parlato io ok? Ficcanaso!”

“Vorrei sapere cosa ci faccio …” mi venne un infarto quando Mike diede un leggero calcio alla porta facendola aprire, c’era un sontuoso letto a baldacchino, le coperte erano in tessuto broccato bianco, i lenzuoli di seta. Era la camera da letto di una principessa. Avevo gli occhi sbarrati a quella visuale, nella stanza c’era tutto, libri, specchi, trucchi, pettini e una finestra magnifica che dava proprio sul giardino di Neverland. Mi portò davanti al vetro e vidi l’orologio di fiori del giardino. Che segnava l’ora esatta, e quei fiori magnifici ovunque poggiavi lo sguardo. Ebbi un tuffo al cuore quando capii che quello che avevo davanti era la proiezione del cuore di Mike, così gentile, magico, delicato. “Michael? Ma non ti sto pesando mi tieni in braccio da una vita”

“per me è sempre troppo poco. E poi sei una piuma. Non arrivi a 50 kili!”

“Ma se ne peso 55!”

“allora sono diventato più potente io! Vediamo se stai comoda sul letto.” Detto questo si adagiò dolcemente con me in braccio e mi posò sul letto (stranamente non avvertivo più il dolore alla caviglia, come era potuto succedere? Mah chissà). “Comoda?” non ero certa se la voce sarebbe uscita o meno però provai a rispondere. “s-ssì, comodissima!” era uscita una frase balbuziente, ma era uscita, forse era colpa del suo profumo che mi aveva dato alla testa, o magari della vicinanza … così … vicina, non so cosa fosse, però l’opera di demolizione non fu completa fino a quando i disse:

“Allora, il bagno e infondo a destra, la mia camera è attaccata alla tua, per la colazione ti sveglio io.” Credevo di non aver capito bene mi svegliava per colazione? Cioè avrei dormito a casa sua?

“Michael, guarda che io sto bene, poi c’è Mez che ci pensa a me se ho bisogno, non occorre che ti disturbi. Poi vieni da me tutte le sere, quindi sapresti come sto.”

“Ah ok adesso mi disturbi; Mez … ma allora non mi ascolti quando parlo Ely?”

“Ma sì che ti ascolto.”

“Evidentemente allora ti è sfuggito l’attimo in cui ti ho detto che avresti cambiato residenza”

“No, ma pensavo scherzassi!”

“dunque, oggi che non sei stata alle prove. Per concentrarmi o dovuto pensarti molto. E ho pensato anche a quello che ci siamo detti sta mattina. Così ho elaborato una proposta interessante da farti. Ovviamente mi serve il tuo consenso per porla in essere.” Era serissimo, anzi non credo di averlo mai visto con una faccia più seria, e dal tono della sua voce anche l’argomento non era da meno. Mi sistemai in maniera più composta sul letto mettendomi semiseduta. Anche Michael aggiustò la posizione e mi guardò sempre serio, ma con uno sguardo dolce come quello di un cucciolo. “Una proposta interessante? “ annuì restando in silenzio. “Che genere di proposta.”

“Beh, ecco … pensavo. Di chiederti se … ti andrebbe di stare … qui a Neverland. Sì insomma di stare qui con me.” Non era possibile aveva davvero detto quello che avevo sentito in quell’istante.

“Michael io credo di aver battuto la testa, tu mi stai chiedendo davvero di venire a vivere con te?”

“Lo so è difficile da immaginare. Nemmeno io riuscivo a credere a ciò che mi era venuto in mente, però quando mi sono detto non è possibile che abbia così tanto bisogno di lei, mi sono reso conto che in realtà ne ho e come. Se tu fossi qui a Neverland io avrei tutti i giorni un motivo per sorridere, e lo vedrei ogni volta che i nostri occhi si sfioreranno. Sono stanco di stare solo in una casa così grande. È vero spesso mi vengono a trovare i bambini, ma se a salutarli quando se ne vanno vicino a me ci fosse una dolce ragazza di Parigi, mi sentirei meno solo.” la gioia che mi pervase era indescrivibile, avvertivo solamente i battiti eccitati e veloci del mio cuore, gambe e braccia iniziarono a tremare, era la scossa che avvertivo ogni volta che il mio essere necessitava di sentire Michael tra le sue braccia, infatti non ebbi altra reazione se non quella di stringerlo fortissimo a me: “Oh Michael! Non riesco a credere che tu lo stia chiedendo proprio a me, o cielo mi hai resa la donna più felice dell’universo. Oddio Michael ti prego stringimi, ho bisogno di sapere che tutto ciò è reale.”

“Ma ti sto già stringendo tesoro.” In effetti era vero, ma riusciva a diventare talmente tanto angelico certe volte da diventare impercettibile, o forse erano i miei sensi che si abbandonavano completamente a lui ogni volta che mi sfiorava.

“Allora stringimi più forte Michael, altrimenti rischierò di volare via. Oddio non so che dire.”

“Dì semplicemente di sì.”

“Oh sì Mike, sì, sì, sì … mille volte sì!” la sua risata colorò la stanza ed io mi stringevo a lui come una bambina al padre. Non avrei mai creduto che un uomo potesse rinchiudere nel suo essere tanta perfezione, tanta gentilezza, tanta capacità d’amare incondizionatamente e di rendere felice una comune ragazza che porta ancora i segni degli scivoloni di una bambina che sognando mondi nuovi inciampa e cade atterra. La stessa bambina che in una fredda sera dell’inverno del ’68 vide con gli occhi ingenui di una bambina quale sarebbe stato il suo futuro, non solo quello della ballerina, ma anche quello della futura donna. Quella notte giurai al cielo che lo avrei incontrato di nuovo un giorno. Quella notte mi trasformai da ragazzina che vestiva le bambole da ballerine, in una bambina con un’aspirazione. Capii subito che il mio futuro era nei suoi occhi e vidi che essere una ballerina poteva essere il passo verso una meta ben più grande di un palco scenico, un posto nel suo mondo, ora quel giuramento solenne, quella disperata e affannata ricerca di lui, durata per tutta la vita si era trovata esaudita in un giorno di dicembre, freddo, ma solo al di fuori dei nostri cuori che bruciavano come le fiamme di un focolare. Lo stesso focolare che sarei stata destinata ad alimentare insieme a lui. Di nuovo piansi, ma sta volta di gioia, perché quella sera insieme alla mia vita a Neverland, sigillai il mio cuore a quello di Michael, se prima era solo una speranza ora era certezza, la certezza che avrei avuto un nuovo scopo nella vita, riempire le sue giornate con tutto l’amore di cui ero capace e lo avrei fatto senza mai risparmiarmi, perché se c’era una persona che meritava un amore incondizionato, vero, sincero, disinteressato e infinito era proprio lui.

“Michael, sto ricevendo troppo io non merito una persona tanto straordinaria come te accanto.”

“Shhh ma che dici? Le persone straordinarie si cercano in continuazione e quando si trovano non si lasciano più, io ho trovato te e per me sei tanto straordinaria quanto unica perciò non ti lascerò mai andare.” Continuammo ad abbracciarci senza dire nulla, senza fare nulla. così in silenzio. Bastavamo l’uno all’altra anche se non parlavamo. Poi nel silenzio il sussurro del sorriso di Mike si rivelò “Fiu, avevo paura di chiedertelo. Credevo che mi rispondessi di no.”

“Mike, ma come potrei mai dirti di no. Ti ho inseguito per tutta la vita e ora che sei qui con me, reale, vivo rischio di spiccare il volo dalla felicità e lasciare la stanza.”

“Voleremmo via insieme, hai tu la polvere di fata addosso.”

“Già, ma te sai volare senza di essa.”

Dormì con me anche quella notte, nonostante non ci fosse la televisione nella stanza, non azzardò nemmeno un dito su di me, se non per accarezzarmi e stringermi. Era passata una settimana dal primo e ultimo bacio, ma non mi stupivo sapevo che era di natura timida quindi non forzavo nemmeno la mano. Avevo fatto bene, infatti mentre dormivo, o meglio, mentre tenevo gli occhi chiusi sentii il calore della sua bocca sfiorare la mia delicatamente. Feci fatica a trattenermi e ringraziando il cielo il rossore che invase il mio viso non era visibile per intero, quindi credo che non capì che ero sveglia. Io comunque dovevo sapere i motivi che non lo facevano dormire e speravo con tutto il cuore che lui si aprisse con me.

Passarono diversi giorni tutti meravigliosi e la mia caviglia era sempre meno gonfia, avvertivo un leggero fastidio solo quando Michael non era in casa, continuavo a seguire comunque le prove, da seduta e le coreografie le avevo tutte in testa, finalmente cominciavo ad apprezzare il mio dono nel giusto modo, e per fortuna Michael era un coreografo eccezionale infatti la sera a casa facevamo il ripasso. Erano i momenti più stupendi, con Michael anche il dovere diventava divertimento, giocavamo “al joystick e allo schermo”, una roba da diventare pazzi per il divertimento, praticamente Michael faceva lo schermo e assumeva la posizione dei pupazzetti dei video giochi e aspettava di ricevere i comandi ed io facevo il joystick, dovevo guidarlo con i comandi vocali, quindi io dicevo i passi delle coreografie a tempo di musica e lui li eseguiva, quando sbagliavo si paralizzava e non faceva nulla, arrivata al terzo errore era game over e lui fingeva di morire sdraiandosi sul pavimento, rimaneva 30 secondi e poi con un salto faceva ripartire il gioco. Mi divertivo come una pazza, non avevo mai riso in vita mia come in quei giorni con Michael e comunque mantenevo sveglia la memoria per non restare impreparata.

La sera prima delle vacanze di Natale, Michael rimase in sala fino a tardi, io non ero potuta andare a seguire le prove perché avevo la terapia con il fisioterapista personale di Michael, che per ovvi motivi era senza dubbio molto più preparato di altri e aveva contribuito a far sì che la mia degenza fosse più sbrigativa. Comunque rimase in sala fino alle nove e mezza ed io mi feci venire in mente una bella idea per farlo rilassare quando tornava. Mi ero impossessata della cucina e avevo detto a Sara di non preparare nulla per cena perché ci avrei pensato io, proprio la sera prima Michael mi parlava di come desiderasse avere una vita normale, senza tutto lo stress dei tabloid e delle serate mondane, aveva infatti avuto cene su cene da quando mi ero slogata la caviglia ed ogni sera anche se tornava stanco morto non dormiva, ciononostante non mi aveva ancora fatto nessun discorso su ciò che fosse la sua vita strettamente privata. Siccome non ce la facevo più a vederlo così stanco e anche abbattuto, certe volte triste e silenzioso dovevo farlo sentire più a suo agio. I pranzi che facevamo insieme e le poche cene erano tutte sontuose, cameriere, tavolo lunghissimo salone dispersivo, perché lui era lì che mangiava abitualmente, quindi volevo fare una cosa diversa. Coadiuvata da Bubbles, che ormai era diventata la mia ombra quando non c’era Michael, apparecchiai in cucina molto più calda e raccolta del raffinatissimo ed elegantissimo salone. Misi i piatti più semplici che aveva in casa, e non fu facile trovarli, o erano pitturati, o erano rifiniti con decori stile corte regia, o ancora c’era un servizio interamente di cristallo sia i piatti che i bicchieri,

curiosai in tutte le credenze, fino a quando finalmente trovai un servizio in porcellana semplice senza sfarzi o decori di nessun genere, semplicemente bianco. “Oh finalmente il nostro Mike ha qualcosa che si addica ai comuni mortali, a me piace questo servizio e a te Bubbles?” diede una botta al pavimento e fece un versetto di assenso. “perfetto allora si va con questi.” La tovaglia era blu con delle arance a ravvivarla un po’ misi piatto e sottopiatto. Sistemai coltello e forchetta su dei semplici tovaglioli di carta, poi si presentò il problema dei bicchieri. Io non so cosa ci facesse con tutte quelle tipologie di calice, so solo che prima di trovare due normalissimi bicchieri di vetro ci misi mezz’ora. Comunque la tavola fu pronta per le otto, ora dovevo pensare alla cena. Gli piaceva il salmone quindi immaginai che in casa ce ne fosse in quantità e quando andai a controllare notai che effettivamente era così. Così mi sbizzarrii con il pesce rosa facendo una cena a base di salmone. Bruscai il pane nel forno dove misi il salmone affumicato con burro e limone usandolo come antipasto, poi come primo risotto al salmone leggero e gustoso, per secondo invece feci degli involtini sempre con il salmone e con dentro il pane gratinato. Per mia fortuna ero veloce in cucina e la cena era pronta per le nove. Appena spensi il forno con gli involtini dentro squillò il telefono. Michael mi aveva dato il bene stare per rispondere ma io ero sempre titubante nel farlo, perché non si sapeva mai chi poteva essere anche i giornalisti tante volte riuscivano a trovare il suo numero e se fosse stata una ragazza a rispondere, avrebbero subito montato un casino. Comunque poteva essere anche del lavoro da sbrigare e, visto che io ero stata promossa ad assistente personale, dovevo essere ligia al dovere quindi risposi “Casa Jackson con chi parlo?”

“Amaro sol per te m'era morire, da te la vita prende ogni splendore, all'esser mio la gioia ed il desire nascon di te, come di fiamma ardore. Io folgorare i cieli e scolorire vedrò nell'occhio tuo rivelatore, e la beltà delle cose più mire avrà sol da te voce e colore.” O santo cielo stava cantando l’opera. Era stanco e probabilmente stava impazzendo.

“non è tanto normale che ti metti a cantare la Tosca al telefono.”

“No, ascolti l’opera davvero!” mi disse ridendo.

“certo che la conosco, io adoro l’opera è l’esempio più bello della musica, dopo Michael Jackson naturalmente, lo conosci?” dissi scherzando. “mah sì lo nominano ogni tanto di sfuggita, non è quel mezzo scemo che balla come un esaltato?”

“Per me balla da Dio, anzi è un Dio, infatti tante volte tipo sta sera, mi chiedo dove sia?”

“ho fatto tardi amore scusa, sarò lì tra mezz’ora. Hanno rotto le scatole?” aspettate devo riprendermi, come mi aveva chiamata? amore santo iddio, che effetto strano, però mi stavo sentendo davvero la regina della casa, il grembiulino sexy poi completava il tutto.

“D’accordo, non vedo l’ora che torni. Mi sei mancato oggi.”

“Anche tu piccola, non sai quanto. Ah ma la sai una cosa?”

“Che cosa tesoro?” santo cielo mi stavo sentendo sua moglie quanto mi piaceva.

“Lola è caduta mentre faceva la presa con Dominic. Ma si è fatto più male lui perché lo ha massacrato, io non ero in sala perché stavo bevendo il succo d’arancia e quando sono tornato c’era il gelo, Lola ha lasciato il salone e non l’ho vista, sarà in albergo pare che si sia fatta male pure lei comunque, certo non ai tuoi livelli. A proposito, la fisioterapia come è andata?”

“Benino, dice che sto recuperando in fretta. Ma Bubbles può mangiare il gelato?” cambiai discorso perché il fatto che mi avrebbe trovata senza stampelle faceva parte della sorpresa.

“Oh no, ha fatto l’imboscata a Silvia in cucina anche oggi?”

“Ehm, sì.” Veramente glie lo avevo dato io perché non mangiava nulla per via dell’assenza di Mike

“E va beh dai, non le darò il cono domenica. In genere glie ne do uno a settimana.”

“Ah apposto allora. Tesoro torni presto però vero?” Non riuscivo a credere che fosse possibile, non avevo mai chiamato nessuno così, forse perché ero sempre stata votata a lui.

“Ma amore mio volo da te tra pochissimo. Che c’è a cena?” che bello aveva fame, finalmente metteva qualcosa di decente sotto i denti, ultimamente mangiava poco sicuramente aveva qualche pensiero in testa. “Ti piacerà vedrai. Non te lo dico così ti sbrighi a tornare.” Sembravo una bambina mio Dio, non mi ero mai sentita così. “Agli ordini generale! Ciao tesoro arrivo.” Dio com’era carino, ma come riusciva ad essere così tenero. “Ti aspetto.” Chiuso il ricevitore mi fiondai in cucina, mancava il dolce. Di certo quello non poteva essere a base di salmone. Però un sorbetto al limone secondo me ci stava. Andai a vedere se c’era lo spumante nella dispensa. C’era, ora mancava il gelato al limone, ma mi ricordavo che Bubbles lo aveva tra i gusti, quindi doveva esserci. Nel giro di poco era pronto, lo misi nel freezer e mi tolsi il grembiule. Mancavano cinque minuti alle nove e mezza. Quindi spensi tutte le luci del primo piano e trovai due candele in una credenza, il gioco era fatto tutto pronto, mancava solo lui. E mi sedetti ad aspettarlo. Non tardò ad arrivare. Lo sentii chiamare “Ely? Dove sei tesoro? Ma che fine ha fatto? Elena? Mi hai abbandonato?” che dolce, non potevo farlo aspettare “Sono in cucina Michael.”

“In cucina? E perché? Ma non era pronta la cena?”

“Vieni giù dai.” Lo sentii scendere di corsa e fermarsi sull’uscio.

“Ma perché hai spento tutte le … luci?” si bloccò per un attimo quando trovò il familiare tavolo apparecchiato e semplice. Si coprì la faccia con una mano mi venne da sorridere a pensarlo così timido sceso dal palco dove era una pantera. “Ma che ti sei inventata?”

“Non ti piace? Scusa, magari ti ho messo a disagio, è che pensavo che essendo stanco avevi bisogno di un ambiente più raccolto meno sfarzoso, sei un po’ sotto stress questo periodo e volevo fare una cosa carina. Ma … ti ha dato fastidio?” lo vidi mordersi le labbra, e venire lento verso di me. prese le mie mani e se le mise intorno al collo, poi mi passò le mani in vita e mi sorrise.

“Ma che fastidio. Nessuno ha mai fatto per me certe cose. Sei stata dolcissima. vieni qui.” Mi sfiorò il viso con la mano e tenendolo con delicatezza mi lasciò un piccolo bacio sulle labbra. Lento asciutto, bellissimo. “grazie piccola mia.” Sorrise. Io ero già volata fuori dalla stanza arrivata a Parigi e tornata indietro, però fui brava a riprendermi. “Ma allora? Non sei curioso di sapere come cucino?” Rise del tutto sta volta, era così bello quel sorriso splendente sul suo viso un po’ stanco.

“Cosa? hai cucinato te davvero? Ma allora vuoi proprio farti sposare. Santo cielo amore mio ma tutto questo è magnifico! Fatti abbracciare più forte allora.” Lo fece tirandomi leggermente su e dandomi un altro bacio che mi fece trepidare più di una foglia che cade da un albero.

“Allora che ha preparato l’angelo della casa?”

“Allora è una casa di angeli questa! Dunque, vediamo un po’ … salmone” gli si illuminarono gli occhi e il viso. “Il salmone? Io adoro il salmone!”

“Lo so caro! Per questo l’ho cucinato, per antipasto.” Presi il piatto con le tartine e lo posai sul tavolo. “Per primo, e per secondo.” Avevo messo tutto sul tavolo e Michael era affamato, vederlo così mi rincuorò, era più rilassato, forse la mia tecnica stava funzionando.

“Santo cielo sei una maga in cucina Ely.”

“Te sei un mago in tutto.”

Mangiammo in un’atmosfera serena, raccolta. Sembrava di essere in un'altra dimensione, il nostro mondo dove esistevamo solo io e lui ero felicissima di passare un momento così intimo con Michael, non avrei saputo immaginare altri al mio fianco se non lui. Mentre mi raccontava la giornata lavorativa, io sparecchiavo. Appena tolti i piatti presi il sorbetto nel freezer.

“Spero che il sorbetto al limone sia di tuo gradimento Mike.”

“Scherzi? Ma certo! E poi dopo il pesce cosa c’è di meglio del limone?” lo misi nei bicchieri, mentre bevevamo allungò la mano per prendere la mia, la strinse era così morbida, gentile, curata e come sempre sulle dita aveva gli immancabili cerotti bianchi. Mentre mi stringeva mi guardava negli occhi. poco dopo si alzò, e venne alle mie spalle. Mi accarezzò il collo e i capelli e poi passò alle spalle che strinse con più forza.

“Se non sbaglio c’è un discorso che dovevamo fare io e te.” Mi prese per mano e mi portò in sala dove ci sedemmo sul divano.

“Ce ne sono diversi, ma di importante che sta a cuore a tutti e due ce n’era uno sì.”

“Perché non mi hai mai chiesto il motivo dello schiarimento della mia pelle?”

“Perché so che non ami parlarne.”

“Ma ti sarai posta la domanda.” Mi chiese tornando davanti a me. Era serissimo, e i suoi occhi sembravano entrarmi nell’anima. Erano così profondi e intensi che tornai sul pianeta Mike & Ely in poco tempo “Sì, tante volte.” Dissi timida

“E che risposta ti sei data?”

“Nessuna, la mia unica risposta è stata un bo.”

“Magari avrai risposto con una tesi etnica.”

“Che significa Michael?” mi alzai in piedi ero davanti a lui e sapevo che quello che mi avrebbe detto mi avrebbe fatta arrabbiare. “Aspetta Ely, non agitarti, e non metterti subito sulla difensiva, è una cosa difficile da dire per me, non ne ho mai parlato ancora e non è piacevole come argomento. Per favore, siediti e ascoltami.” Feci quanto mi chiese

“credi che non voglia essere nero? Come dicono tutti i giornali e gran parte della gente?”

“Michael, io non sono tutti. Io sono Elena, la stessa Elena che ride e scherza con te ogni giorno, la stessa Elena che …. Ti ama più di tutta la sua vita.” mi fece male sentire la sua domanda, perché pensava che io ragionavo come tutte le pecore ignoranti dell’universo che ascoltano i Tabloid?

“Lo so, Elena. Ma io sto solo cercando di capire.”

“No, non penso che sei razzista, gli idioti lo pensano. Non io. Io non sono cieca Mike, ho visto quanta gente di colore aiuti, quanti amici di colore hai. Basta pensare a Diana o al tuo idolo James Brown. Hai una specie di venerazione per lui, l’hai sempre avuta. Chi è contro le persone di colore non le stima nemmeno come artisti. E soprattutto non fa un progetto umanitario come USA for Africa. Come puoi pensare che ti consideri razzista?”

“Ok, ok, d’accordo. Allora so che se ti spiego una cosa la capirai e la leggerai per quella che è senza pregiudizi, però devi dirmi una cosa.”

“Che cosa Michael?” non sapevo più che fare il cuore mi andava a tremila, stava per dirmi la cosa che odiava di più tirare fuori.

“Elena, tu mi ami?” santo cielo, avevo il cuore in gola le mie gambe tremavano, le mani sudavano. Mi aveva messa con le spalle al muro e aveva sparato la cosa più incredibile che una persona possa dire ad un’altra. Presi tre respiri affannati e mi uscirono le lacrime.

“Ti amo, Michael.” Ero riuscita a tirarlo fuori finalmente non era più una cosa che dovevo evitare di dire, per quanto lo avrei urlato al cielo e al mondo intero non potevo dirglielo, perché non sapevo se quella magica e unica parola lo avesse fatto fuggire da me lasciandomi nel vuoto e nella tristezza cupa della mia anima senza di lui.

“Mi ami davvero? Mi ami col cuore? O mi ami con l’amore artistico di una fan.”

“Ti amo Michael più della mia stessa vita, morirei se non ti avessi accanto. Non avrei più alcuna ragione di vivere senza di te, sei tu che hai dato un senso a tutta la mia mediocre e triste vita, sei il sole che illumina le mie giornate, la musica che fa battere il mio cuore, il respiro che dona vita alla mia anima. L’acqua che ha fatto crescere la rigogliosa sorgente del mio cuore. L’unico che mi abbia mai fatto sentire una donna, l’unico che sia stato capace di farmi capire il senso della parola amore. La mia vita è nel tuo respiro.” Chiuse gli occhi deglutì timoroso poi tornò a guardarmi.

“Mi ameresti anche se fossi diverso da così come mi vedi. Se fossi una specie di ibrido?”

“Michael io ti amerei anche se fossi un pittore cieco, un musicista sordo, un ballerino deforme, non è solo il tuo aspetto che amo, non è la star, non è il re del pop che amo. Io amo Michael, e basta, e resteresti tu anche se fossi in un altro corpo, lo spirito non cambia in base all’aspetto, la grandezza di un uomo non la si può misurare solo per la prestanza. Ma per come ama.”

Gli si lucidarono gli occhi e poi iniziò a togliersi i cerotti dalle dita.

“Allora dimmi mi ameresti anche così?” mi mise le mani sotto agli occhi erano chiazzate, scolorite, erano di un beige più chiaro di quello del viso caffellatte. Era spaventato dalla mia reazione, io non capivo. Poi si aprì la camicia e aveva il corpo chiazzato qua e la di macchie più chiare.

“quindi? Com’è che saresti? Io ti trovo magnifico.”

“Sono malato Elena. Le vedi queste macchie si chiamano vitiligine. È una malattia della pelle che non può essere curata se non con le creme, che non mi restituiscono la melanina, ma me la tolgono, quindi sarà sempre peggio. E se non vorrai avere nulla a che fare con me ti capirò. Anche se starò a pezzi.” Si ricoprì le spalle e poggiò i pugni al muro. Come faceva ad essere così pazzo da credere che lo avrei abbandonato per una malattia della pelle. Mi avvicinai poggiandogli il viso sulla schiena e passandogli le mani sulle spalle, per poi stringerlo in vita. “Davvero ti ho fatto vedere il lato peggiore di me Michael?”

“Ma quale peggiore, sei straordinaria è questo il problema, il re è malato! Bel titolo per nascondere un articolo che elogia il mio impensabile e inesistente razzismo. E poi wow l’affascinante Michael ha le chiazze! Mi sembra già di leggere i giornali.”

“perché invece di leggere i giornali no provi a leggere i miei occhi? forse ti risponderanno al posto mio.”

“e che mi direbbero? Sei un campione Michael ti sei innamorato di nuovo della ragazza sbagliata.”

“Guardami Michael?” non si girò “Guardami ti prego. Guardami!” dissi mentre tentavo di fargli capire che doveva girarsi, quando si girò guardò a destra, allora presi il suo viso e lo misi davanti al mio “Io ti amo, Michael. Incondizionatamente. Cerco solo amore da te. Non mi interessa il resto e il tuo amore non è malato Michael, è il più sano e sincero che una donna possa avere la fortuna di avere per sé. Ed io non voglio deluderti, non voglio lasciarti. Chiedo solo di amarti. In ogni giorno della mia vita con te. Ma possibile che non capisci che ogni passo che ho compiuto nella mia vita, l’ho fatto per portarmi più vicino a te. Quella sera di 21 anni fa, ho capito cosa volevo dalla vita, chi volevo per la vita, ero solo una bambina scema che non sapeva neanche fare un giro su se stessa, ma sapeva già che avrebbe amato quel ragazzino col cappello da cowboy fucsia che cantava con la voce degli angeli. Quella notte oltre alle mie gambe, ho consacrato a te il mio cuore. Tu non ti ricordi ma mi hai sorriso, e sei stato a guardarmi per qualche secondo. Con quel sorriso mi hai fatto attraversare i cancelli dell’arcobaleno e mi hai aperto le porte del paradiso. Potrei mai gettare via così l’amore che provo per te per una malattia della pelle? Ma io ti amo di più allora Mike, cosa devo fare per farti capire che sono pazza di te. Hai pieno possesso di tutta me stessa, del mio cuore, della mia testa, della mie azioni. Di tutto il mio essere. Mi suiciderei se me ne andassi.” Sospirò, aveva gli occhi lucidi, capì che non c’era menzogna nel mio sguardo, ma solo un infinito amore. Così mi strinse fortissimo e sussurrò al mio orecchio le parole che sognavo che mi dicesse da una vita. “Ti amo. Non ti lascerò mai andare via, perché tu sarai sempre nel mio cuore.”

Mi baciò dolcemente sulle labbra, fu un bacio triste, ma bellissimo. Continuava ad esserci qualche cosa però, perché gli occhi di Michael erano più sollevati, ma non del tutto sereni.

“C’è un’altra cosa che devo dirti. Ho un problema da quando sono rimasto scottato sul set.” Si schiarì la voce e si umettò le labbra era sempre serio. “Sono costretto a prendere dei farmaci per i dolori, che a volte sono insopportabili, dovrei allentarne l’uso, ma pur troppo non ci riesco da solo. non è che sono un tossicomane è solo che non dormo, e mi resta difficile a volte …” lo baciai per zittirlo. “Tu non sei più solo Mike. Se vorrai ti aiuterò io.”

“Ma non posso sottoporti a tutto questo, ti … ti amo troppo per darti delle così crude responsabilità. Te non puoi stare dietro alle mie fobie”

“Michael”

“non è giusto che ti sacrifichi così”

“Michael.”

“io certe volte so essere talmente irritante da …”

“Michael, ti prego basta. Ascoltami. Poco fa ho detto che ti amo. Non si ama una persona per metà del suo essere, si ama in maniera totale. E amando te amo tutto ciò che fa parte di te, amare significa aiutare, significa lottare, significa vincere. E vedrai che io e te vinceremo tutte le battaglie che la vita ci proporrà, perché siamo destinati ad un futuro in cui l’unica nostra forza sarà l’amore e so quanto ne ho dentro io Mike e soprattutto so quanto ne hai tu. Basta solo essere forti. E in due si è sempre più forti. Stringimi ti prego.” Mi strinse e pianse allungo tra le mie braccia ed io con lui. Eravamo seduti sul divano e piangevamo insieme. Passammo un’ora quel modo. Poi Michael stremato si era appoggiato sulle mie gambe e io gli accarezzavo i capelli, il viso, le braccia, il collo. Non facevo nulla ero semplicemente là e glie lo facevo sentire. Non riuscii a credere ai miei occhi e alle mie orecchie quando il suo respiro divenne più profondo, si era addormentato finalmente. Come biasimarlo la giornata di oggi era stata una delle più stressanti che avesse avuto, e poi aveva pianto allungo con me. guardai l’orologio calendario, la data e l’ora da 23 dic. 23:59 diventò 24 dic. 00:00. Era la vigilia di natale.







Salve gente, scusate so di avervi fatto attendere di più, ma pur troppo tra poco si ricomincia la routine e sarà traumatico il ritorno. Comunque, spero di non aver deluso le vostre aspettative, è un capitolo un po’ più sostanzioso degli altri, ma dopotutto da brava scrittrice quale aspiro essere dopo tutta questa fantasia ho dovuto metterci un po’ di realtà, una realtà triste anche se in realtà il periodo in cui l’ho ambientata è stato il meno peggiore di tutti. Comunque questo è quanto carissime. Se il prossimo tarderà a venire prendetevela con il rettore dell’università che ha messo anche la sessione autunnale per sostenere gli esami (anche se per me è una fortuna.) vi bacio e ringrazio tutti quelli che leggono e soprattutto chi recensisce. Infatti ….



X mcj: carissima ben tornata. Spero che le vacanze siano andate bene. Scusa ancora per il ritardo, ma sono sempre di corsa. Comunque, te li ho sfornati quattro capitoletti da quando sei partita eh. Buona lettura, spero che ti piaccia come ho fatto evolvere il tutto. Baci a presto.



X Bad_Mikey: Carissima, sono contenta che il pezzo del cartone ti sia piaciuto, vedessi io come ridevo quando l’ho scritto. Comunque sì mi ispiro a qualcuno per il personaggio di Lola, siccome mi andava di fare un regalo a questo fantastico soggetto le ho dedicato il personaggio di disturbo. Chissà come mai? Comunque sei fantastica nelle storie e nelle recensioni. E sono proprio felice che la storia ti stia piacendo, faccio del mio meglio per Mike questo e molto altro ancora. Esatto se avesse avuto una ragazza come Elena penso che tante cose sarebbero andate diversamente nella sua vita e questo contribuisce sempre di più alla tristezza che ho in cuore, comunque Un bacio grande chicca Ti voglio bene.



XEutherpe: non posso chiamarti in altro modo se non amore mio. Ma che farei io senza la mia bimba? Sei capace di darmi la polvere di fata per volare nell’isola che non c’è, più parliamo più sei indispensabile per la povera vecchia elly *linguaccia scherzetto* solo te puoi avere una bellezza tale dentro di te da darmi la forza per andare avanti, non solo nella storia ma soprattutto nella vita. ringrazio il cielo ogni notte (o giorno nel nostro caso) per aver mandato un angelo così speciale e straordinario come te nella mia vita. sei la mia forza, il mio sostegno, il mio sorriso, la mia gioia, la mia sorellina astrale. Ogni volta che parlo con te c’è la magia nell’aria e so che a fare tutto ciò sei te cucciola con tutta la tua bellezza d’animo sfolgorante e splendente! Ti adoro non rinuncerò mai a te, e alla nostra bellissima amicizia. E sarò con te in ogni momento della vita. sempre e per sempre! Ti adooooorooooo un bacione enorme.



X lolla 20: Ebbene sì killer lola è uscita dalla tana! Comunque grazie della recensione e sono felice che il personaggio di mez ti piaccia, io l’adoro è una grande amica.

Heartagram: Ciao cara. Sono contenta che le parole di elena e mike ti siano piaciute. Vero lola dovrebbe essere eliminata, ma poi che gusto c’è? Hai ragione, se ci fosse stata una così nella vita di Mike tutto sarebbe andato diversamente, sfortunatamente però non l’ha trovata, anche se per quanto riguarda me e molta altra gente amare mike non sarebbe stato così difficile. Grazie della bellissima recensione a prestissimo un bacione grande



MihaCahn: spero che anche gli altri capitoli ti piacciano quando li leggerai, il personaggio di Elena è bello mi sono impegnata molto a definirlo, dopotutto su questo genere di storia il personaggio femminile deve essere eclettico e sensibile, sennò che cambierebbe? Il bollino arancione sto aspettando a descriverlo, dopotutto Michael era così angelico e perfetto che se andassi troppo oltre rischierei la gambizzazione o di deludere molte delle mie lettrici particolarmente sensibili all’innocenza di Mike, comunque arriverà, sperò ti piacerà quando sarà il momento. Ciao ciao



Jennifer94: carissima visto? La tempestività di Mez è ormai leggenda, è la caratterista del mio romanzo e le voglio un sacco di bene. Lola, sì effettivamente è da gambizzare, ma non preoccuparti che il fulgido eterno momento della tortura arriverà anche per lei. grazie della recensione spero che l’attesa chiacchierata degli eroi sia stata di tuo gradimento J un bacione one one
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