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 CAPITOLO 13 - Troppo bello per essere vero (Prima Parte)

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Prince_of_Persia

Prince_of_Persia


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MessaggioCAPITOLO 13 - Troppo bello per essere vero (Prima Parte)

Niente era rimasto uguale per me da quel giorno nella mia stanza, ogni volta che la vedevo il cuore raggiungeva cento battiti al secondo, lo stomaco era sottosopra, se pensavo a quei cinque minuti sopra il mio letto sorridevo emozionato e mi assentavo con la mente senza che me ne rendessi conto, ma la vera e propria estasi riuscivo a raggiungerla solo quando ballava, riusciva a stregarmi facendomi vivere le emozioni più forti tutte insieme. Certe volte eseguivo i passi in maniera automatica e dallo specchio non osservavo le mie mosse o come veniva il lavoro nell’insieme, ma guardavo lei. quando gli altri si fermavano Elena ripeteva la coreografia e guardandosi allo specchio studiava l’estetica della figura soprattutto, notai, si guardava le mani ed io non potevo fare a meno di studiarla ogni volta, era così bella quando si assorbiva nel meraviglioso mondo dei suoi pensieri, era come vedere il suo spirito lievitarsi in aria e lasciare la stanza, perdeva il contatto con tutto. *sospiro* eh sì era una fonte di distrazione, ma non importava, quando Elena non era in sala non riuscivo a combinare nulla, quindi era una distrazione, ma anche un fattore di concentrazione.

Durante quella settimana, con l’avvicinarsi del tour, ero sormontato dagli impegni, così fui costretto a lasciare a lei e Luke il corpo di ballo. I ragazzi non mi sembravano turbati dalla mia vice anzi, da brava maestra quale era, sapeva come farsi capire e seguiva ognuno singolarmente senza diventare superba o saccente aveva un carisma eccezionale. Inutile dire che Lola era una belva ed ero certo che prima o poi sarebbe uscita dalla gabbia, onestamente ne ero anche un po’ spaventato, infatti stavo molto attento ad ogni sua mossa quando girava intorno ad Elena, stava diventando sempre più importante per me e avevo sempre paura che qualcosa o qualcuno me la portasse via perciò ero pronto a difenderla in ogni momento, perché difendendo lei difendevo anche me stesso visto che ormai era parte di me. Avevo scovato una parte recondita del mio essere che credevo che nessuno sarebbe stato in grado di tirare fuori. La necessità di respirare con lei era pari alla mancanza di ossigeno che avevo in sua assenza, ma non sapevo che la pantera sopita dentro di me, in grado di uscire dal suo sonno solo con la musica a fare da spada e il palco da scudo, avrebbe mai trovato un simile slancio anche nella vita, invece esattamente una settimana fa ero riuscito a baciarla, se avessi ascoltato il mio reale bisogno avrei dovuto farlo già da quel giorno in aereo, ma la foga avrebbe impedito a questo fiore bellissimo di sbocciare. Ero stato chiaro sulle mie intenzioni, ma non stavo spingendo il pedale dell’acceleratore, certe strade è meglio percorrerle con calma. La cosa di cui ero assolutamente certo era che più i giorni passavano più io ed Elena eravamo uniti. Nonostante non avessi avuto altri slanci di passione, lei era serena e con me non era cambiata di una virgola, molte volte ci era capitato di pensare le stesse cose nello stesso momento, oppure lei le pensava e io le dicevo nel momento stesso che le venivano in mente e viceversa. Sapevo che per essere capito da Elena mi bastava guardarla, ma la mia natura timida continuava a detenere il primato assoluto delle mie azioni, anche per paura di sciupare tutto dato che con lei avevo intenzioni serie, e per fare questo dovevo agire con calma.

“ragazzi, ho una notizia che può essere sia bella che brutta” dissi rivolgendomi alla squadra. “Elena, Meredith dov’è?” le chiesi mentre si infilava gli scalda muscoli seduta sul pavimento. “Mez, è dovuta correre via Michael, perché ha avuto un problema molto urgente che richiedeva assolutamente la sua presenza.” Rispose precisa, ero preoccupato sicuramente era accaduto qualcosa a Samantha, la sua compagna, Meredith se ne era andata di casa da molti anni e i suoi genitori non avevano più voluto avere rapporti con lei di nessuna natura, e l’unica cosa che poteva farla fuggire dal lavoro era Samantha. Non indagai, ma Lola pensò a parlare al posto mio. “Beh di certo non può essere incinta, non dovrebbe essere un suo problema. Vero ragazzi?” C’erano rimasti solo Valeria, Randy e Damon al seguito della cattiveria di Lola dopo che Elena l’aveva sistemata per bene quel giorno e di certo in sala se dovevano provare vicine non volavano parole dolci ma frecciatine su frecciatine come in quel caso. “Beh sì, Lola hai ragione, ed è un peccato perché di sicuro la sua bambina sarebbe stata straordinaria come lei. Però cosa vuoi farci, magari aveva paura di avere dei bambini, sai com’è rendendosi conto in sala qui con te che le madri delle pettegole sono sempre incinte ha preferito non correre il rischio di fabbricare un’altra Lady Lola” L’aveva zittita anche in quel caso, io fui costretto a trattenermi, mi veniva troppo da ridere. vedendo che la marcia contro Elena stava per avere inizio le interruppi. “D’accordo ragazze, lasciamo perdere va bene, dopotutto ognuno di noi si sceglie la vita privata che preferisce e non vorrei che nella mia, visto che è di dominio pubblico, venisse fuori che le mie ballerine sono inclini alla violenza d’accordo Ele?” la guardai e lei capì che non era un rimprovero, ma solo un avvertimento, anche perché aveva spiattellato di nuovo una delle cazzate di Lola e sapeva che in quei momenti avrei anche potuto prenderla in braccio e baciarla davanti a tutti. “Hai ragione Michael scusaci. Mi dispiace Lola non volevo essere irritante.” Sorrise che tenera, era proprio pentita … eh!!

“Ma ti pare Elena, sono io che parlo troppo.” Oh il grande pentimento! Poco credibile data la dentatura esposta. Mike agisci. “ok, dicevo che ho una comunicazione da farvi. La prima data della seconda parte del tour era fissata per il primo gennaio giusto? Bene non è più così. Partiamo il 23-24 febbraio e non siamo più al Madison Square Garden a N.Y. ma nel Missouri alla Kemper Arena di Kansas City. E invece saremo a N.Y. il 3 e 5 marzo ok? Danton provvederà a farvi pervenire le date corrette con i rispettivi luoghi. Siamo d’accordo? Quindi, è una brutta notizia perché vi ho massacrato inutilmente con spossanti ore di lavoro, ma è bella perché vi faccio stare tranquilli per le vacanze natalizie e il lavoro quando torneremo sarà meno pesante. Scusate, ma ho avuto dei problemi a incasinarmi la vita.” C’era questo piccolo leggero problema delle visite mediche che mi tormentava, oltre, ovviamente, alla stampa che elogiava il mio razzismo dichiarato e non mi faceva dormire, inoltre era un problema anche parlare con Elena, non sapeva nulla di quella parte della mia vita, ed io avevo paura di parlargliene in qualche modo che non la facesse fuggire o peggio che me la dimostrasse per una superficiale sputa sentenze. In ogni modo viste le idee che avevo per il mio … nostro futuro dovevo affrontare il problema. La vitiligine ero stato bravo a nasconderla fin’ora con trucco, guanti, fasce e cerotti vari alle dita, ma di certo la mattina svegliandosi al mio fianco non credo che le avrebbe fatto piacere di vedersi sfiorata da mani scolorite senza saperne il motivo e certamente aprendo l’armadietto nella camera da letto, si sarebbe chiesta la ragione della presenza dei tranquillanti in casa, ma soprattutto era una questione di rispetto e di assoluta sincerità nei suoi confronti, basi fondamentali se volevo raggiungere quel genere di futuro, ma la mia non era mancanza di nessuna delle due cose, ma semplice paura. Paura di bloccare sul nascere la nostra storia per motivi della più svariata natura che si susseguivano nella mia testa: potevo scoprire che era solo una facciata quella che avevo visto in questo mese insieme, avrebbe potuto benissimo additarmi anche lei come tutti dandomi del razzista mitomane, poteva aver curiosato in casa per cercare la mia fantomatica camera iperbarica senza che io lo sapessi, poteva benissimo essere interessata soltanto alla notorietà invece che a me, o peggio sapendo il mio problema alla pelle poteva rimanerne schifata e chiudere i rapporti di frequentazione, ce ne sarebbero altri cento che avevo avuto modo di farmi venire in mente durante le mie notti insonni, ma qualunque fosse la fonte delle mie paure, solo parlandone con lei avrei potuto sapere la verità.

Mi stava guardando preoccupata, nei suoi occhi erano lampanti le domande che si stava ponendo come la necessità di parlarmi quindi li mandai a fare colazione. Appena restammo soli si avvicinò a me. “Che succede?” la guardai pregandola con sguardi eloquenti di non affrontare ora quei discorsi. Ma lei con la sua voce cristallina e due occhi più dolci del miele cercò i miei, preoccupati e ansiosi, mi strinse le mani e disse: “Coraggio, devi dirmelo Mike, sai che ti tormenterò finchè non ho saputo quali sono questi problemi che ti incasinano la vita.”

“Dobbiamo parlarne proprio ora Ely?”

“No, ma devi parlarne con qualcuno, e vorrei essere io se non ti dispiace, visto che hai dormito nel mio letto sta notte. Sebbene abbiamo solo visto un cartone hai comunque dormito con me, e poi voglio aiutarti, Michael sono giorni che sei nervoso. Cosa credi che non mi sono accorta che la notte non chiudi occhio e ti assenti con la mente? Non sorridi da ben tre giorni ed io la ritengo una cosa grave. Per favore Mike, parla con me!” come facevo a non parlare con una creatura così? Perché mi venivano alla mente certi dubbi su di lei? mi aveva stretto le mani così forte, ed ora mi accarezzava con un tocco così dolce guardandomi con occhi così sinceri da farmi leggere dentro al suo cuore, non potevo catalogarla come una qualunque. “Piccola!” le sorrisi, ma perché ero così introverso perché? L’abbracciai e sospirai rassegnato, il momento tanto temuto ed evitato stava arrivando o meglio era già arrivato ed era pure impaziente di entrare a rovinare il nostro idillio.

“Ok, hai ragione angelo. Non posso pretendere di farti entrare nella mia vita e tenerti all’oscuro di certe cose.” Sospirai scostandomi leggermente da lei e portandomi una mano alla bocca.

“Michael, perché ti preoccupa parlare con me? non sono semplicemente un’immatura che vuole solo divertirsi a giocare a monopoli, a fare la guerra con le cerbottane e a guardare i cartoni animati, sono anche questo, ma non solo. io vorrei davvero rappresentare un appoggio per te Michael, voglio davvero ascoltarti quando hai un problema, e se posso vorrei anche aiutarti a risolverlo, ma non posso fare certe cose da sola, devi aiutarmi anche tu” si staccò da me e si girò di spalle sentii la sua voce incrinata da una nota di tristezza “altrimenti mi fai pensare che non ti fidi di me e che mi consideri solamente una compagna di giochi. Dici che vuoi conoscermi, ma non mi parli, come faccio a farti vedere chi sono in realtà cosa provo in realtà.” Era tornata a guardarmi, aveva gli occhi lucidi, ma non piangeva. Abbassò gli occhi e proseguì. “Anche se immagino che non sia difficile arrivarci, ma evidentemente vale solo …” le tappai la bocca con due dita leggere, ma esplicite. “Basta. Non voglio assolutamente che tu finisca la frase, perché stai per dire una stupidaggine grandiosa. Anzi un’autentica ca … volata. Credo che tu sappia che non mi comporto con tutte come con te, e di certo non approfitto delle ragazze. So cosa sei per me, lo so molto bene e la mia immagine non si ferma alla ballerina che asseconda la mia sindrome di Peter pan. Di certo non dormo con la mia compagna di giochi, come non la bacio e non le regalo i fiori. E stai pur certa che non ho il desiderio di averla fino infondo. Io ti voglio al mio fianco Elena e so che la vita pur troppo non è un gioco, il gioco ti aiuta ma non risolve i problemi. Non voglio una compagna di giochi, voglio una compagna di vita. Certe cose vanno dette con calma se si vogliono salvaguardare gli affetti. Se te ne andassi poi? Che farei?”

“Michael, te sei tutto ciò che voglio nella vita, come potrei andarmene? Cosa, cos’è che sbaglio? Ma possibile che non lo capisci, Michael io non sarei nulla senza di te. Hai resuscitato la mia parte morta da anni ormai, mi hai salvata dalla solitudine. Con te sono riuscita a capire che sono ancora in grado di amare, e non sai con quanta forza Mike. Credimi non lo sai, perché stento a riconoscermi io stessa certe volte. Non sei te che devi chiederti che faresti senza di me, sono io che me la devo porre questa domanda, e sappi che mi perseguita in ogni momento della giornata. Ogni volta che ti sento parlare, cantare, ogni volta che mi sorridi, ogni volta che mi stringi. Vivo nel costante terrore di svegliarmi una mattina e non trovarti più, con queste fobie, come farei mai a lasciarti? Tremo ogni volta che esci di casa perché quando torni sei trasformato e non so i motivi Mike. Cosa devo fare per farti capire che per me non sei un pupazzo?” piangeva, ed io non potei fare altro che stringerla rischiavo di perderla davvero se continuavo a tenerla lontana dai miei problemi, dalla mia vita e non avrei mai voluto che accadesse.

“Shhhh basta Ely, basta. Basta ti prego. Non voglio essere la causa del tuo dolore, non vorrei mai. Hai ragione, devo dirti cosa mi frulla in testa. E devo perché mi fido di te e perché voglio amarti fino in fondo, e continuare ad escluderti da certe cose non avrebbe senso, hai ragione. Scusami amore mio scusami ti prego. È solo una stupida paura so che non mi lasceresti mai. Lo so perché non sarei in grado di farlo nemmeno io. Senti” dissi scostandola delicatamente dal mio petto e baciandole le lacrime nel tentativo di asciugarle il viso. Non credevo che tanta grinta nascondesse dietro di se tanta fragilità, solo un cuore innamorato reagisce in quel modo. ”Stai da me sta sera ok? Così parliamo, parliamo di tutto ciò che vuoi Elena, davvero tutto, e poi devo assolutamente dirti certe cose, perché è necessario che tu le sappia.” Mi saltò al collo stringendomi talmente forte da farmi mancare il respiro, come ogni volta che la vedevo.

“Michael, io non vorrei mai farti del male, non potrei. Perché fare del male a te significa farne a me stessa, poi perché sarebbe impossibile fare del male ad una persona come te, si può essere capaci solo di amare un uomo del genere. Credimi per favore Mike, non c’è menzogna in ciò che provo, non c’è secondo fine se non quello di avere te al mio fianco. È importante che tu lo capisca.”

“Shhh basta, non litighiamo più per favore! Ho il cuore che ha già fatto i bagagli ed è pronto a partire se vede di nuovo nascere una lacrima dai tuoi occhi per causa mia.”

“Non abbiamo litigato Mike, abbiamo semplicemente parlato a cuore aperto.”

“No, no te hai pianto per causa mia ed è una cosa che non posso accettare in alcun modo. Io voglio renderti felice, non voglio farti piangere.” Stavo male per aver causato quella reazione, ed ero stupito dai miei atteggiamenti, cercavo l’amore della mia vita ed ora che avevo serie probabilità di averlo trovato lo stavo tenendo lontano per le mie paure, non poteva andare aventi così, dovevo farmi coraggio e parlarle, dirle tutto ciò che c’era da sapere e accettare le conseguenze senza timore, era chiaro che mi amasse, come era lampante dentro di me che io l’amassi, e nonostante questo non eravamo ancora né care né pesce, doveva prendere una piega lineare questa storia, dovevo smetterla di rincorrerla, raggiungerla e lasciarla andare di nuovo. Dovevo raggiungerla e legarla al mio cuore non era lei che stava scappando, ero io che scappavo dai miei sentimenti. Decisi infatti do non correre più, ma fermarmi e respirare e solo lei era il mio respiro, infatti quando entrarono gli altri in sala lei fu pronta a lasciare la mia stretta, ma io non la lasciai assolutamente. “Mike? Sono entrati in sala. Ci sono tutti. Mike? Ma sei vivo, mi senti?”

“E lasciali entrare, che ti frega? L’hai salutata Lola?”

“Mi saluterai te se non mi lasci perché mi ucciderà.” Questo discorso stava avvenendo sotto voce, ma era più che esplicito che l’abbraccio non era un abbraccio fra amici.

“O porca vacca!” Come sempre Mez era entrata nel momento giusto. Ridemmo entrambi per l’esclamazione ad alta voce, sconcertata e anche un po’ inalberata, di Mez che si era fatta in quattro per coprirci in quella settimana per giustificare i ritardi concomitanti a volte che facevamo.

“Auguri, tesoro!!! Buon compleanno!” esclamò Meredith ed io scoppiai a ridere insieme ad Elena. Completò la scena venendo ad abbracciarci anche lei. “Ma si può sapere che cazzo fate? Siete diventati tutti matti??? C’è un botto di gente in sala. Staccatevi subito.” Ci disse in tono imperativo. “Mez che bello vederti. Che problema hai avuto?”

“Mike se non lasci subito Elena non dirai più che è bello vedermi, e l’unico problema che avrò sarà pagare la cauzione per percosse ad una coppietta!”

“Dai Mez la sto solo abbracciando. Abbraccio anche te!”

“Oh sì certo! Ma non cole mani sotto alla maglietta!” Effettivamente aveva ragione ecco perché ero così beatamente assopito tra le braccia della mia Ely, stavo sfiorando la sua pelle e lei era decisamente paralizzata. “Mike, credo che sia proprio il caso che mi lasci perché ho dovuto resettare gli ormoni pensando a Tarack nudo per non nuocere alla tua incolumità! E non è una bella visuale.” Ops, effettivamente anche io stavo facendo fatica a controllarmi adesso che il contatto si stava prolungando. “Oddio, che cose brutte da pensare. Beh oggi sei nata due volte a quanto pare.” Dissi ridendo. Nel frattempo Mez si divertiva a tirare le orecchie ad Elena che dolorante cercava di fermarla. “UNO. DUE. TRE….” Continuò a contare fino a 26 con tutta la forza che aveva per avere la sua piccola vendetta. “sei una pessima ragazza Meredith Matthews!” disse mentre si massaggiava l’orecchia destra completamente rossa. “Beh non fate gli auguri di buon compleanno ad Elena?” dissi rivolgendomi hai ragazzi, che si avvicinarono a lei uno alla volta un po’ sconcertati dalla scena che avevano visto Lola compresa che subito colse la palla al balzo. Avvicinandosi ad Elena la sentii dire “Ora ho capito perché sei la sua vice coreografa. Sei stata particolarmente generosa con lui barbie!”

“Come io potrei aver capito perché fai l’assolo, di certo non è il talento NEL BALLO che ha contribuito nella scelta.” Non fu molto contenta di ciò che disse Elena, ma Lola agiva in silenzio. Infatti non appena ci mettemmo a lavoro iniziò a guardarla malamente, stava tramando qualcosa e infatti dopo mezz’ora che non la smetteva di guardare male avvenne il peggio. Erano intente a fare un passo in cui si camminava Lola la spinse con quanta più forza aveva facendola andare a sbattere sullo spigolo del tavolinetto dove c’era il mangiadischi che le cadde sulla caviglia.

“Oh scusami Elena, è che hai sbagliato il tempo del passo e io per starti dietro ti sono montata sopra.” Ero una furia, Elena non riusciva ad alzarsi. “Lola te sei completamente matta. Guarda che hai fatto. Ma ti pere questo il modo di comportarsi in sala?” Intervenni indicandole il sangue che le usciva e la caviglia, sicuramente slogata perché era gonfissima. “Elena ti sei fatta male?”

“La caviglia deve essersi slogata Michael non riesco ad alzarmi.”

“Fammi vedere. Mez va a chiamare il dottor Jonson.” Tolsi il mangia dischi da sopra la sua gamba, poi cercai di capire cosa avesse combinato quella pazza serial killer di Lola. “Accidenti questa è slogata. Aspetta ti aiuto a sederti sulla sedia.” La presi in braccio e la misi a sedere.

“Grazie Mike. Mi dispiace peserò un po’!”

“Ma zitta va. Adesso io come faccio a farti ballare però?”

“io ti faccio secca brutta put …” Le tappai la bocca in tempo per fortuna.

“Ely non dire le parolacce. In questo caso non ne vale la pena.”

“Scusa Mike hai ragione ma quella stramaledetta zo…”

“shhhh basta, controllati Ely.” Ecco ora sembrava una bambina sul serio aveva imbronciato le labbra e si era messa a braccia incrociate, appoggiata sullo schienale.

“Lola, credo che per oggi te hai finito ì, magari se esci e prendi una boccata d’aria sarai meno irruenta e più lucida.” Era ferma davanti a me in ginocchio sulla caviglia di Elena, e non accennava ad uscire. Stavo per diventare maleducato ma mi trattenni “Puoi accomodarti fuori Lola. non c’è bisogno di te ora.”

“Poverina, mi sa che dovrai riposarti per un bel pezzo Ely.” Disse acida poi si avvicinò al suo orecchio e le parlò “Così impari a parlare troppo stronzetta!” scattò sulla sedie pronta ad assalirla ma la bloccai “Lasciala perdere evidentemente è ansiosa di perdere il posto. Puoi andartene Lola per cortesia prima che di dica di uscire e non tornare più!”

“scusa tanto Michael non volevo urtare la tua sensibilità.” La guardai stavo seriamente pensando di mandarla via per fortuna uscì subito e arrivò il dottore ce visitò Elena. Come previsto da me aveva la caviglia slogata ed io ero in un mare di guai. “beh Michael tre o quattro settimane le ci vorranno per riprendere a ballare”

“Cacchio è un bel po’ di tempo.”

“Io la faccio fuori quella strega malefica, c’è riuscita alla fine a togliermi di mezzo!” scoppiò a piangere disperata. “Ely, tranquilla il tour è tra un mese e mezzo. Le coreografie poi le sai certo ce n’era una che dovevi ancora imparare, ma sono sicuro che ce la farai?”

“Ma non manca solo the way you make me feel? Le altre le abbiamo fatte tutte o no?”

“Eh sì ma the way you make me feel volevo farla con te.”

“Oh no adesso la ucciderò davvero!”

“Dai che ce la facciamo vedrai. Poi te sei un genio nelle coreografie e ci sono io che ti aiuto.”

L’abbracciai, e continuai a consolarla per quanto possibile, poi mi venne in mente una soluzione ottimale.
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